Si è conclusa la prima edizione del concorso Micro Racconto 2023 di Vite Narranti.
La partecipazione è stata numerosa e di alta qualità. Tutti gli scrittori concorrenti hanno presentato delle composizioni di notevole contenuto e stile letterario, oltre che una partecipazione cordiale e disponibile nel contatto con la Giuria durante le interviste effettuate.
La Premiazione finale ha decretato il seguente risultato.
Premio della Giuria.
Marco Perna – Storia di un uomo
Non siamo nati per sorridere, mi disse.
E lo disse con lo sguardo serio e triste di un uomo rassegnato.
Provai tristezza per le sue parole e pena per i suoi occhi piccoli, affossati e spenti.
La sua era stata una vita dura certo, ma lui aveva serbato tutto il male ricevuto nutrendosene e nutrendolo a sua volta, tanto da farlo crescere e divorare ogni sua speranza, ogni sua ambizione, ogni emozione positiva che ancora gli restava.
Perché?
Come può un uomo ridursi in questo stato? Come può rinunciare al tempo che gli resta, per espiare una pena così grande per un peccato non commesso?
Era chiaro che tanto dolore non poteva venirgli dall’odio, ma solo dall’amore.
L’unico sentimento che può ucciderci è l’amore.
Era quella la sola spiegazione plausibile, anche se non la comprendevo, perché io dell’amore non mi ero mai fidato e non l’avevo mai lasciato andare oltre la mia carne.
Lo salutai, commiserandone il dolore e sorrisi dicendomi, che per me era tempo di evitare un altro amore.
Luigi Coppola – Amare è per-donare
Un giorno un giovane disse a una donna: «Parlami d’amore». Ella gli disse: «La parola “amore” potrebbe provenire dal latino “a-mors” ovvero “senza morte”. Questo è vero ma solo in parte, perché amare significa sempre un po’ morire, solo che più muori d’amore più l’amare qualcuno ti riporta in vita. Quante volte ho dovuto ammettere che “amare” è talvolta “amaro” e che donare la vita per la persona amata non può che avere un solo motivo: la gratuità stessa dell’Amore. Sai, “amare” mi fa pensare a un altro gioco di parole: “a-mare” ovvero “senza mare” e dunque (poiché il mare in alcune culture antiche simboleggia le forze del male) “senza male”, senza tener conto del male ricevuto.
Amare, quindi, è perdonare, anzi per-donare, cioè “donare per” qualcuno la propria vita gratis». Il giovane, non appagato, le disse: «Insegnami ad amare». Ella spalancò le braccia ed egli notò sul suo cuore una piccola croce. In quell’abbraccio trovò l’Amore che in anticipo l’aveva per-donato.
Luisa Patta- L’Abito
La sera, quando ti raggiungo, tolgo i vestiti stanchi del giorno e ti trovo ad aspettarmi. Non abbiamo mai avuto bisogno di parole per capirci, o di appuntamenti per trovarci.
O di anelli, promesse, sacramenti per restare uniti.
Ma è sacro il mio posarmi su di te, ogni sera. Ascoltare il tuo respiro, spogliarmi delle paure, di ciò che a nessuno mai ho detto, di quello che mi rende vulnerabile. Tu sei qui a rivestirmi, ogni sera, come un sarto modelli su di me l’abito con cui io mi sento forte.
Che, a guardarmi, tutti pensano sia mio quello che vedono, che io sia fatta così.
E invece esiste grazie a te la parte migliore di me.
Viene dal nostro amore, la luce che non conosce buio. Neanche quando è notte, neanche quando il giorno finisce e siamo storditi di stanchezza in un modo che quando ci siamo conosciuti non sapevamo neanche immaginare.
Eppure, siamo ancora gli stessi.
E senza parole, appuntamenti, anelli, promesse e sacramenti, ci ritroviamo ogni sera qui.
E se io mi spoglio, tu mi rivesti.
Premio del Pubblico
Luisa Patta – L’abito
Premio della Critica
Sebastian Funari – Tre confezioni di eccellente colla universale
La donna si avvicina al banco, una mano premuta sul petto, il volto raggrinzito in una smorfia.
«Mi scusi, avete della colla?»
Il commesso fissa la mano, poi gli occhi cerchiati di nero oltre i quali qualcosa di malsano sta tirando i fili di una coscienza sul punto di cedere.
«Certo, signora.»
La donna risucchia aria tra i denti. Le dita mordono la carne all’altezza del cuore. «Può darmela tutta, per favore? La più forte.»
Il commesso va sul retro, poi torna e sistema sul banco tre confezioni di eccellente colla universale. Vorrebbe chiederle cosa se ne fa, ma non sembra che quella donna sia in vena di chiacchiere.
Dopo aver pagato, infatti, mormora un grazie e se ne va. Arrivata all’ingresso, però, si volta.
«Questa colla, che lei sappia, ripara i cuori spezzati?»
Un’istante di esitazione, poi il commesso risponde: «Credo di sì.»
Osservandola uscire, lo spera per lei.
La pubblicazione sulla rivista culturale “Il Foglio Letterario”