La scrittura come sfogo del mutismo interiore – Intervista a Luigi Coppola

Luigi Coppola è nato a Napoli nel 1987, dopo la maturità conseguita presso l’ITC “A. Torrente” di Casoria (NA), ha conseguito il Baccellierato in Teologia presso la PFTIM Sez. “San Tommaso” di Capodimonte (NA).

La sua passione per la scrittura è trasversale a tutte le esperienze formative alle quali ha partecipato e che egli stesso ha condotto.

Attualmente è “Licenziato” in Teologia biblica presso la PFTIM Sez. “San Luigi” di Posillipo (NA).

La sua ultima fatica si intitola ” Il cammino sinodale di Simon Pietro e compagni nel Vangelo secondo Giovanni”

Quali convinzioni sta sfidando il tuo libro?

 C’è in me una convinzione che sottende a tutte le altre convinzioni e convenzioni e che fa da sfondo anche questo mio primo volume ovvero quella della necessità di ascoltare per poter conoscere e amare veramente qualcuno. Come nelle relazioni tra esseri umani l’ascolto reciproco genera la fiducia e quindi l’amore, così, ascoltando la Parola di Dio, è data la possibilità all’uomo di coltivare una relazione fiduciale con Dio stesso, come attestato dall’intera esperienza biblica. Approdare a questa esperienza di comunione, filiale con Dio e fraterna tra gli uomini, è la “sfida”, il metodo e la meta del fare “sinodo” (cammino insieme) nella Chiesa e nel mondo.

Quanto è durata la tua ricerca per il libro?

Piuttosto che di durata parlerei di “intensità” della ricerca; infatti, sebbene le acquisizioni di questo libro siano state “concepite” e “gestate” durante un periodo di circa due anni e, a loro volta siano state frutto di un lungo percorso di maturazione e di formazione umana e spirituale, esso “nasce” dalla mia esperienza personale, cioè dal fatto che i dati antropologici e teologici ivi riportati abbiano segnato intensamente innanzitutto la mia vita diventando, così, la verità delle mie relazioni.

Cosa ha ispirato la stesura del tuo libro?

La volontà di dare un contributo alla riflessione “sinodale” a partire dall’esperienza di uomini che nelle pagine evangeliche, e in quelle giovannee per quanto riguarda questo libro, appaiono tutt’altro che perfetti, sia a livello di singoli individui che di comunità. Mettere in evidenza l’esperienza di uomini tutt’altro che impeccabili ma trasformati dall’incontro con l’umanità di Gesù di Nazaret è ciò che ritengo quanto di più incoraggiante possa esserci per chiunque desideri assaporare fino in fondo il gusto di vivere delle relazioni autenticamente umane.

Cosa ti ha spinto a diventare uno scrittore?

Sin da piccolo ho sperimentato un certo imbarazzo nell’esprimermi ad alta voce e pubblicamente e, da sempre, mi sono ritrovato dentro, come un muto che non può parlare, in maniera connaturale, un certo senso compensativo, quello della scrittura, attraverso il quale, fanno fede i voti scolastici, ho potuto sempre esprimere al meglio quanto si muove dentro di me, sia per la mia crescita personale sia per quella di coloro che mi ascoltano come, per esempio, gli alunni della scuola dove insegno.

Qual è il tempo medio che passi a scrivere un libro?

Non so come dire ma è come se un libro mi si scrivesse dentro; quindi, in realtà, mentre scrivo sto leggendo, portandolo all’esterno, il libro che è già stato “pubblicato” nella mia coscienza. Ciò significa che il tempo può essere più o meno lungo oppure breve a seconda che le circostanze della quotidianità mi consentano di vergare “di getto” tutto quanto “spira” dentro di me per condividerlo con qualcuno, almeno una persona, che trovi utile per la buona riuscita della propria vita quanto vado affermando in quelle pagine. Questo è ciò che mi ha convinto ad accettare subito e con entusiasmo la possibilità di questa intervista per la quale ringrazio la Redazione di Vite Narranti.

Dove prendi le idee per i tuoi libri?

Una volta ho sentito una persona lamentarsi dell’impossibilità di “entrare” nella testa degli altri e della contestuale difficoltà di “andare” dietro alla propria testa. Questa è stata una delle cose più illuminanti che io abbia mai ascoltato nella mia vita perché è stata una sintesi perfetta di quanto provo anch’io. Dunque, le idee che confluiscono in questo libro come in quelli che seguiranno (spero di pubblicarne un altro paio l’anno prossimo) sono davvero mie nella misura che diventano una sintesi sofferta (come la perla nell’ostrica) di qualcosa che mi viene instillato dall’esperienza di tutti i giorni, soprattutto dagli incontri, previsti e imprevisti, quali genuine fucine di riflessioni da riprendere e sviluppare nella mia produzione letteraria. 

Chi sei quando non scrivi?

Domanda molto sottile e che si presta a delle ambiguità d’interpretazione. Di primo acchito mi viene da dire che sono “nessuno” quando non scrivo e divento veramente “qualcuno” quando ho la possibilità di essere insieme a qualcuno con il quale comunico mediante la forma scritta. La relazione sentimentale con la mia fidanzata, le mie relazioni amicali e professionali sono come delle pagine in perpetua redazione che fanno di me l’uomo, il cristiano, il fidanzato, l’amico, l’insegnante che sono.

Cosa ti ha sorpreso di più mentre scrivevi questo tuo ultimo libro?

In realtà si tratta del mio primo libro e spero che non sia anche l’ultimo! Comunque, mi ha sorpreso che ci sia stato qualcuno che ha creduto che valesse davvero la pena che io lo scrivessi in modo da essere pubblicato e l’aver trovato anche una casa editrice che ne abbia apprezzato il contenuto e l’attualità dei temi che vi sono trattati. Più volte, da più parti, all’interno e all’esterno di me risuonava la parola “scrivi” e grazie a qualcuno che ha creduto in me, in primis la mia fidanzata, e soprattutto a Qualcuno nel quale ho creduto, mentre oggi posso invitare tutti alla lettura di queste pagine con la preghiera di farmi ricevere eventuali osservazioni di qualsiasi genere, incoraggio coloro che pensano di aver qualcosa di bello e di buono da comunicare agli altri con le stesse parole: “Scrivi”. Grazie ancora alla Redazione di Vite Narranti per questa possibilità e a ciascuno di voi per l’ascolto.

Grazie a Te per la disponibilità e le parole che ci hai dedicato! Grazie Luigi!

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