Vorrei scrivere molte cose in forma adeguata su ciò che gira nella mia testolina.
La mia mente è un frullatore di idee, concetti e sentimenti di varia natura.
Non riesco a sintetizzare quello che affolla il mio cervello.
Mi piacerebbe farlo, ma sono annichilito da un senso d’impotenza.
Vorrei oltrepassare i mie limiti, ma non riesco a superare il guado. Non riesco ad attraversare il fiume in piena dei pensieri che fluiscono dai rivoli dei miei capillari.
L’impresa dovrebbe essere soddisfatta perché in sottofondo scorrono le dolci melodie di un menestrello brasiliano, che la incoraggiano. Con la dolcezza del bel canto e dei magici accordi tutto sembrerebbe più facile. Vorrei cogliere l’essenza di questo momento.
Vorrei essere sicuro di capire quello che sento in questo preciso momento. Non sono sicuro di capire in profondità, il mio preciso sentimento all’istante. E’ un misto di percezioni, di idee, di sensazioni, di sentimenti a cui non riesco dare unicità. Sembra così tutto slegato, ogni cosa slegata da tutto il resto, oppure ogni cosa legata a tutto il resto da un filo sottile di indecifrabilità. Non so stabilire nessi ora, sono così evanescente.
Non riesco a capire se sono leggero o pesante nella mia indagine interiore. Propendo per la leggerezza, ma non sono il giudice di me stesso e quindi potrebbe non coincidere il mio pensiero di me stesso dall’essere me stesso . Non posso dirlo con precisione, del resto è difficile dire qualcosa precisamente, quando si tratta di idee e incorporeità. Qualcosa sfugge sempre di quello che si è. Vorrei essere più preciso su me stesso, in questo momento.
La mia leggerezza o la mia pesantezza impediscono nitidezza di pensiero e di espressione. E’ come se vedessi tutto sfocato, o almeno è come se vedessi a tratti sfocato. Come se la telecamera di un film sperimentale non riuscisse a mettere a fuoco l’oggetto della speculazione interiore. Vorrei descrivere il mio stato d’animo, ma il mio stato d’animo fugge, si mimetizza, evapora, si nasconde nel flusso incessante degli stimoli accumulati.
Posso dire con sufficiente approssimazione che, forse, questo mix di elementi di varia natura, tenda verso qualcosa di positivo, di gioioso, di creativo, ma al tempo stesso rivela un tratto di malinconia, di tristezza che ogni cosa, anche la più bella porta con sé, cioè il suo opposto.
Il menestrello brasiliano incarna alla perfezione quello che provo adesso, una strana euforia, accompagnata da un senso di nostalgia di qualcosa che mi sfugge, forse la vita nella sua complessità che si manifesta nel tentativo di fermare il suo costante flusso di emozioni. Penso a quello che mi è successo durante la giornata. I numerosissimi particolari si affastellano, si scompongono. Sono tutti sullo sfondo, e a tratti un particolare si evidenzia, c’è un assolo di un particolare, poi via di nuovo sullo sfondo e poi ancora un alto particolare in evidenza, e poi un altro ancora e poi di nuovo un altro ancora e poi un altro ancora, e poi tutti i particolari sullo sfondo. Un gioco di alternanza e di importanza dei vari particolari e mentre scrivo tutto viene a galla, tutto contribuisce alla ricerca di me stesso in questo istante che riepiloga altri istanti. Un istante riflessivo che sintetizza in movimento il movimento di tutti gli istanti della giornata.
Un puzzle di volti, di parole dette, di parole scritte, di sguardi, di abbracci, di pensieri, di suoni, di poesia, di riflessioni, di urla e di incomprensioni.
Questo scrivere fissa e fa riemergere gli istanti accaduti. Tutto sommato è un bel riepilogare, la scrittura aiuta il riassunto della giornata e anche se la concatenazione dei micro eventi è legata al caso e non si lascia incatenare da regole ferree, come del resto la vita, posso dirmi di essere soddisfatto di navigare in mare aperto nei limiti della mia, e oserei dire, anche nostra, esistenza problematica.
Allora caro flusso non voglio scendere, portami con te nel tuo girovagare incerto.
4 risposte
Il tuo frullatore mentale è come un DJ impazzito in una festa cerebrale, dove le idee ballano il tango con i sentimenti e i concetti fanno il moonwalk sulla pista dei pensieri! È come se il menestrello brasiliano stesse suonando la colonna sonora di questa commedia cervellotica, dove il protagonista cerca di trovare chiarezza tra le note dissonanti della mente. In fondo, navigare nel mare aperto di un’esistenza problematica è come fare surf su un’onda di incertezza con uno stile tutto tuo!
Sebastian i tuoi pensieri proseguono il mio girovagare incerto, hai ragione la nostra esistenza problematica è ‘come fare surf su un’onda di incertezza’, l’abilità è stare sotto l’onda e non farci sommergere e quando pure l’onda avesse il sopravvento, andare in apnea, fare attenzione a non romperci il collo, e riemergere e prendere fiato fino alla prossima onda nella ciclicità del tempo e delle onde.
Chissà se osservarli da fuori I propri pensieri, dallalto, come se non fossero nostri, potrebbe aiutare questo vagabondare senza metà nella nebbia. Magari essere la torcia che illumina un passo per volta il cammino nel buio. Chissà?
Chissà è un finale degno di nota. Chissà perché scriviamo una cosa invece di un’altra, Chissà perché scriviamo invece di non scrivere. In ogni caso, nei nostri giorni, siamo tutti vagabondi erranti e ognuno fa quello che sa e quello che può.