Secondo Zygmunt Bauman, la felicità non consiste in una vita senza problemi. La vita felice viene dal superamento dei problemi, dal risolvere le difficoltà.
Bauman (Poznań, 19 novembre 1925 – Leeds, 9 gennaio 2017) il teorico della società fluida ha detto che “non è vero che la felicità significhi una vita senza problemi.
La vita felice viene dal superamento dei problemi, dal risolvere le difficoltà.
Bisogna affrontare le sfide, fare del proprio meglio. Si raggiunge la felicità quando ci si rende conto di riuscire a controllare le sfide poste dal fato, ci si sente persi se aumentano le comodità”. Tanto più siamo in grado di combattere, lottare, di fare scelte significative, tanto più si accorcerà la distanza che ci separa dalla felicità.
Una lotta che, tuttavia, non va affrontata in modo solitario. Forse, questa ultima indicazione del sociologo polacco, vuole far presente che la felicità è massima quando è condivisa.
D’altro canto ci interroghiamo se la strada della Felicità sia quella del raggiungimento della indipendenza o della indipendenza esasperata che si trasforma in solitudine.
La solitudine è il prezzo della Libertà, che a sua volta è il viatico della Felicità?
Dalle nostre più semplici esperienze siamo consapevoli che relazionarsi con le persone è terribilmente complicato, per farlo bisogna essere in grado di accettare compromessi, di andare incontro alle esigenze altrui, di avere pazienza.
Pensiamo alla cena della Vigilia di Natale o il giorno di Ferragosto nei quali ci spacchiamo le palle per sopportare, con educata ipocrisia, gli amati parenti e familiari acquisiti.
E’ complicato, certo, ma è dalle relazioni che nasce la felicità, non dall’indipendenza. Secondo Bauman, “alla fine l’indipendenza porta a una vita vuota, priva di senso, e a una completa assoluta inimmaginabile noia”.
Sulla base di questa teoria del sociologo polacco, nasce un paradosso: per essere felice devo passare attraverso l’agonia delle cene natalizie?
Sembra che per essere felice debba attraversare e superare un percorso lustrale di sofferenza, nel quale incontro la strada della purificazione attraverso la flagellazione del pranzo di Ferragosto.
In questi termini appare certo che per essere felici occorre prima necessariamente soffrire. La soluzione dei problemi, infatti, è lo spunto per la Felicità, secondo Bauman.
Proposta così sembra che per vivere bene, dobbiamo comunque soffrire, senza poter anelare ad un Felicità “gratuita”, solo ed unico risultato delle proprie scelte di Vita.
E voi? Siete veramente felici o vivete soffocati da una ipocrita apparenza, socialmente corretta ma sostanzialmente annullante?