Gettare il cuore oltre il rimpianto…
“Certo, il cuore, chi gli dà retta, ha sempre qualche cosa da dire su quello che sarà. Ma che sa il cuore? Appena un poco di quello che è già accaduto”.
Il percorso che il genio letterario di Manzoni ci sta aiutando a costruire prevede, con questo capitolo, una sorta di “sosta del cuore”; il cuore, si sa, è sempre in movimento ed è proprio questo a renderlo quanto di più instabile possa esistere: “Niente è più infido del cuore
e difficilmente guarisce!”, è scritto in qualche luogo. Il cuore, tuttavia, in certe circostanze, affaticato e oppresso per gli affanni della vita, ha bisogno di “arrestarsi”, per provare a capire dove si trova e dove può e vuole andare.
La citazione che ispira queste riflessioni è tratta dalle parole dell’autore, che pone un commento a margine di quanto fra Cristoforo dichiara ai due innamorati – che stanno per trasformarsi in fuggiaschi, dopo aver fallito il tentativo di raggirare don Abbondio, provando a costringerlo alla ratifica del loro “strano” matrimonio, purtroppo ancora una volta sfumato -, i quali stanno per trasformarsi, loro malgrado, in fuggiaschi, per di più separati l’uno dall’altra.
Il frate, dunque, nell’accomiatare i due giovani, manifesta loro la sensazione che li avrebbe al più presto rivisti. Fa seguito, a queste parole, una postilla carica di significato per chi si trova con il cuore “in sosta”, pensando che quest’ultima gli sia “vietata”. Sì, perché, chi non è attento ai pensieri del proprio cuore, si autocensura, precludendosi la possibilità di rallentare e, appunto, sostare, oltre le urgenze, al di là degli ostacoli, sulle cose importanti della vita.
Accade, così, che il cuore si perda dietro elucubrazioni culminanti in congetture futuristiche e, in buona sintesi, irreali. Si tratta del meccanismo di difesa che s’innesca quando il presente è carico di fardelli difficili da sopportare; ma, bisogna stare attenti, perché il risultato potrebbe essere quello d’incappare in uno stato d’ansia rispetto al divenire. La paura di ciò che sarà, poi, conduce il cuore a trovare rifugio in qualcosa di sicuro, ed ecco che trova alloggio presso il ricordo di ciò che è già accaduto.
Sembra angosciante questa prospettiva, ma è proprio in vista di una liberazione che è necessario parlarne. Permettimi, allora, una piccola licenza, mia cara lettrice, mio caro lettore, rispetto a quanto faccio di solito, ovvero scrivere ai personaggi del racconto; mi rivolgo, dunque, a te, che, come a ogni essere umano può capitare, nel tentativo di gettare, come si dice, il cuore oltre l’ostacolo, l’hai visto ritornare, come un boomerang, sul tuo passato, in sembianza di rimpianto. Senza la presunzione d’esservi io stesso già riuscito e privo d’un piglio docente, vorrei raccomandarti di avere a cuore il seguente principio: il passato non c’è più, il futuro non c’è ancora, ma è vivere il presente, forte di ciò che ti sta alle spalle e proteso verso ciò che ti sta di fronte, che alimenta il sapere di un cuore narrante.
2 risposte
Che piacere infinito leggerti ogni volta. Se solo imparassi a vivere nel momento come da te suggerito, come sarebbe più leggero il mio cuore.
Grazie. Che ciascuno possa aprirsi al dono, presente, di questa leggerezza del cuore…