Sarebbe un giorno qualunque se non fosse la Vigilia della Festa dell’Immacolata quello che scorre nelle strade limitrofe all’Università “Sapienza” di Roma.
Il clima è rarefatto, i movimenti dei pochi studenti presenti si svolge con una lentezza inusuale, lontana dalla frenesia dei ritmi caratteristici dettati dagli abituali orari delle lezioni e dalle sessioni di esame collegate.
Tutto è reso diverso dalla Festività ormai imminente che porta gli studenti fuori sede a mettersi in viaggio con i loro bagagli per fare ritorno a casa e riunirsi agli affetti familiari.
Una ragazza esce dagli uffici delle segreterie della città universitaria trascinando la propria valigia pesante per dirigersi verso la limitrofa stazione ferroviaria, mentre è al telefono con i familiari. Sta comunicando loro gli orari del viaggio. Da lì a poche ore rientrerà nel calore domestico.
E’ una vita impegnativa quella dello studente fuori sede, sicuramente formativa a livello personale, ma comunque cosparsa di difficoltà. Oltre agli studi uno studente lontano da casa deve gestire anche la propria vita quotidiana e non solo quella accademica.
Scelgono di migrare generalmente dal Sud della nostra Penisola per approdare alle università della capitale, così da avere, forse, una maggiore offerta didattica.
Ma è una scelta vera o quasi una necessità?
Spesso l’opzione del trasferimento è dettata dalla assenza di strutture adeguate e qualitativamente uniformi del nostro Paese. Ecco che la scelta è un sofismo che quasi li obbliga allo spostamento.
Lo studente fuori sede oltre agli impegni didattici deve far fronte a quelli di vita corrente con le relative necessità di sopravvivenza. Non c’è più la famiglia a sostenerlo nei suoi bisogni giornalieri che si sommano a quelli universitari.
Cambia la realtà sociale, cambiano gli scenari politici e con essi cambia la vita formativa all’interno delle università. La informatizzazione rendo tutto più snello ed efficiente o almeno dovrebbe.
Per questo la segreteria Studenti della facoltà di lettere e filosofia è deserta, anche con la complicità del giorno prefestivo.
Interpelliamo un’addetta allo sportello di segreteria condividendo l’osservazione degli ambienti deserti, evidenziando come ci sia una grande differenza rispetto a quei locali sovraffollati da studenti in attesa di risposte amministrative degli anni passati. Durante la conversazione avanziamo l’ipotesi che il vuoto sia da imputare alla sopraggiunta pandemia, ma il nostro interlocutore non è pienamente d’accordo.
I Suoi occhi si velano di dispiacere quando raccontano che la desertificazione era già iniziata prima dell’attuale infezione virale e, a suo parere, tutto ha avuto inizio con la digitalizzazione che ha portato sì efficienza, ma anche un annullamento del contatto umano.
E’ in questo contesto che la studentessa fuori sede, in quel momento allo sportello, sembrava ancora più sola.
Contattaci per raccontare, anche in modo anonimo, le Tue esperienze universitarie da residente o fuori sede che siano.
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