Dopo il 16 Marzo del 1978, seguiranno 55 giorni in cui la Democrazia e lo Stato saranno la negazione di loro stessi e di ogni principio democratico e Costituzionale di cui sono generatori e garanti.
Le massime cariche di questo pseudo Stato diventano la vergogna storica di un Paese fragile ed impaurito dal terrorismo armato di quegli anni 70.
In quei giorni, si susseguirono accadimenti disordinati e privi di ogni senso operativo, fattivamente e sinceramente volto a salvare il Presidente.
Oltre che dalla colpevole e volontaria inoperatività dell’allora Ministro dei Interni e dei colleghi di partito di Aldo Moro, chi ebbe un ruolo chiave nel condannare Moro alla morte?
Alessio Casimirri è un personaggio chiave di questa fase del caso Moro.
Di buona famiglia, il padre serve 3 Papi nella sala stampa vaticana, considerando anche il fatto che il 1978 è l’anno dei tre Papi: il filosofo Giovanni Battista Montini, la meteora Albino Luciani ed il rivoluzionario Karol Wojtyla.
Alessio Casimirri è un giovane con precedenti penali per violenza, eversione, furto e rapina e nonostante questo è in possesso di due porto d’armi, caccia e sportivo, che poi riconsegnerà insieme alle sue dimissioni da insegnante di scuola, nel 1980. Riconsegne e dimissioni che rappresentano il tentativo di comunicare la propria volontà di abbandonare il Paese. Cosa che in realtà non avviene.
A testimonianza di questo ci sarà la dichiarazione del gendarme vaticano Mario Cherubini che lo riconoscerà a Trastevere in Roma nel 1983. Riconoscimento certo perché Casimirri è compagno di giochi del figlio di Mario, Lorenzo Cherubini, oggi noto cantautore italiano.
La linea di trattativa per la liberazione di Moro era ufficialmente inesistente, ma fattivamente operativa.
L’ufficialità non consentiva allo Stato italiano di intavolare una trattativa con i terroristi, ma la Chiesa di Roma era terza al braccio di ferro tra i due attori e il suo ruolo caritatevole consentiva una interlocuzione semi ufficiale.
Alessio Casimirri sembra abbia preso parte importante nella trattativa Brigate Rosse- Chiesa cattolica. Trattativa che naufragherà drammaticamente.
Le trattative palesi BR-Santa Sede (Mons. Curioni e Mons. Macchi) e quelle sotterranee BR-Stato (On. Claudio Signorile) crollano quando il probabile intermediario telefonico Alessio Casimirri, interrompe i contatti perché si dichiara in pericolo di vita, condannando il Presidente alla morte.
Morte che avverrà la mattina del 9 Maggio 1978, presumibilmente nelle zone limitrofe a Via Caetani, luogo del ritrovamento del corpo.
Moro viene materialmente ucciso dalla colonna romana delle BR, con la ideologica, consapevole e colpevole partecipazione del “fuoco amico”.
la Verità vera.
Semmai ne esista una, la verità sul dramma di Moro e della sua scorta può emergere solo se parlano Alvaro Lojacono, ormai cittadino svizzero ed Alessio Casimirri, attualmente in Nicaragua.
A 43 anni di distanza dai fatti o escono fuori dei pentiti veri che restituiscano in termini di Verità quello che non hanno scontato in termini di carcerazione, oppure è amaramente difficile che possa emergere il reale accadimento dei fatti della vicenda del Presidente e della sua scorta.
Non confessare oggi equivale ad essere condannati dalla Storia senza aver potuto fare luce su quello che realmente accadde in quei 55 giorni di buio della Repubblica italiana.
Ma, forse, fare appello all’animo umano di persone come quelle che uccisero la Democrazia italiana, è un tentativo vano e velleitario.
L’unica opzione che rimane è perseverare e sgombrare il cammino verso la Verità dai cumuli di sabbia sapientemente posti dalle menti oscure dell’epoca.
MM