Non sapremo mai i loro nomi. Non scorderemo mai l’evento. Sentenze che suonano come diktat e forse, me ne rendo conto scrivendo ora di getto, lo sono. Cadute: i falling men gettatisi dalle Twin Towers. Crollo: lo sbriciolamento del World Trade Center. Stelle (cadenti): il dipinto ‘La ragazza che precipita’ di Dino Buzzati e la scultura Thumbling Woman di Eric Fischl.
CADUTE E CROLLI
Perpendicolarmente, ai e dai grattacieli, precipitarono e si schiantarono uomini. Decisero di trapassare così per sfuggire ad una morte più atroce, improvvisa, incredibile, piombata dal cielo, foriera di un avvenire di terrorismo, conflitti e ancora maggiori distruzioni su scala globale. Tra urla di orrore, di cittadini esterrefatti e dei milioni da casa perché sintonizzati sull’olocausto newyorkese (Occidente, e non solo). Tra urla di gioia, di folle eccitate da un anti-americanismo radicale e dei milioni da casa in giubilo per l’attacco inferto all’Impero del Male (Fondamentalismo Islamico, e non solo). Ergo non ipotetico: se il globo era già diviso, lo è da allora ancora di più. Falling men and falling world 1: precipitavano uomini e, con loro, i sogni di un mondo di pace unipolare, sotto il consenso di Washington, secondo alcuni analisti prossimo a portare a compimento la Storia (Francis Fukuyama il mio indice è puntato contro Te). Falling men and falling world 2: precipitavano uomini a pochi passi da dove, per decenni, erano precipitati ‘solo’ cambi, titoli finanziari ed indici azionari. Falling men and falling world 3: precipitavano uomini e si preoccupò di ritrarli il fotografo Richard Drew, giunto in loco dopo l’attacco, subodorando la probabile fine di una civiltà, immortalando gli ultimi istanti di uno tra i 200 jumpers, The Falling Man, uno su tutti e per tutti, da allora l’anonimo più tragicamente famoso del genere umano. Falling men and falling world 4: precipitavano uomini, mentre iniziavano a sbriciolarsi le Torri tra fiamme, sirene impazzite, nubi di polvere, boati infernali, pronte a inabissarsi insieme alla certezza di 3000 vittime innocenti e al dubbio di aver dato l’addio a inconfessabili verità.. Falling men and falling world 5: precipitavano uomini e sobbalzavano poteri. Tale fu lo stravolgimento che furono necessari dieci giorni al Presidente George W. Bush per elaborare il lutto nazionale e, con un discorso al Congresso rivolto all’intero mondo*, inaugurare quella Dottrina della Guerra preventiva che sappiamo cosa comportò: guerra contro il Terrore attraverso il terrore (aggiungo in successione cronologica: più guerre, più bombe, più caos, più divisioni, più fallimenti). Ergo, dubbio epocale senza avere ancora trovato una degna risposta della/dalla vera Storia: Ground Zero come Anno zero e/o Ground Zero come Meridiano zero?
Estratto:*”We will pursue nations that provide aid or safe heaven to terrorism; every nations, in every region, now has a decision to make. Either you are with us or you are with the terrorists. From this day forward, any nation that continue to harbour or support terrorism will be regarded by the US as an hostile regime”
STELLE (CADENTI)
Stella 1. Posso sbagliarmi, ma sento amore e profondo senso della vita nel quadro del grande narratore e pittore Dino Buzzati ‘La ragazza che precipita’ (1962), dipinto a distanza di due anni dall’omonimo racconto. Anche in questo caso, la protagonista si tuffa da un altissimo grattacielo e sappiamo purtroppo non essere sola nell’ultimo volo. Certo, è un personaggio di finzione, non è anonima, suscita ben altre reazioni da chi la osserva precipitare, sappiamo essere prima soddisfatta del gesto quindi infine pentita, ma è la sua fine/non fine l’elemento che sublima quella figura e attraverso il quale desidero omaggiare i jumpers delle Twin Towers. Nessun happy ending hollywoodiano, ma, questo conta, nessuno schianto. Né suo, né loro, né allora, né ora, né mai. Perché prima dell’impatto voglio pensare che Lei e loro, come testimonia il pittore, si siano davvero trasformati in una stella.
Stella 2. Ricordare sempre quell’immane tragedia, riuscire a dare forma e contenuto all’Evento, magari ammirando l’opera scultorea Thumbling woman di Eric Fischl. Eppure la statua in questione, creata con lo scopo dichiarato di commemorare le vittime dell’11/9 ed evidenziare l’estrema vulnerabilità della condizione umana, aveva subito critiche così dure da dislocarla altrove rispetto al Rockefeller Center dove era destinata. Critiche feroci, in alcuni casi addirittura minacce, tuttavia non dettate dalla furia iconoclasta di stringente attualità. Giunsero nel ‘lontano’ 2002 e la rabbia e il dolore per quanto accaduto prevalevano su qualunque tentativo di suturare la ferita su quanto avvenuto. Dal recente passato al caotico presente, senza ritorno, magari senza più odio e rancori. Voglio pensare che oggi non sia più solo così; voglio pensare che anche quest’opera sia una sorta di stella e, come tale, possa tracciare una rotta e permetterci di esprimere desideri; voglio quindi sperare che i versi scolpiti poco dopo dallo stesso scultore possano rimanere incisi nelle nostre esistenze:
We watched,
disbelieving and helpless,
on that savage day.
People we love
began falling,
helpless and in disbelief.
Abbiamo guardato,
increduli e impotenti,
in quel giorno selvaggio.
Persone che amiamo
cominciarono a cadere,
impotenti e increduli.