6 gennaio 2024

Un rettangolo di transenne, i sigilli su tutto il perimetro, tre mazzi di fiori, alcune foto e qualche biglietto mi accolgono ogni giorno dal sei gennaio al parcheggio alla fine di viale Geno.

Da quando sono arrivata a Como questo viale mi ha adottato. Quando devo uscire da me stessa vengo qui e passo dopo passo la mente si schiarisce, si quieta.

Come dicono i comaschi e soprattutto i laghee, il lago è bello tutto l’anno, ma è d’inverno che diventa magico.

Supero la parte dei ristoranti con l’odore di cucinato, i buttadentro e i pochi turisti che mangiano a qualsiasi ora godendosi la vista sul porticciolo e sull’altra sponda con le montagne e i paesini arroccati che si vedono nelle cartoline. Butto un occhio alla stazione della vecchia funicolare che lenta si arrampica sulla collina di Brunate e poi mi ritrovo a vagare con lo sguardo: il lago che, imitando il tempo, cambia ogni giorno; il viale alberato di pini, abeti, ippocastani che fanno da cornice a ville liberty e palazzine più moderne che si affacciano sul Lario a prendere il sole.

Lo sciabordio delle barche in letargo d’inverno e il silenzio dei pescatori sul marciapiede mi accompagnano fino a villa Geno dove sbircio nei giardini immaginando la vita di chi la abitava un tempo.

Proseguo, verso il punto panoramico, il parcheggio alla fine del viale dove le voci dei ragazzi della pallanuoto si mischiano con il frusciare delle foglie e i miei pensieri.

Percorro l’ultima salitina che porta a quella che chiamo “la casetta in equilibrio” perché parte della costruzione sporge sul lago, e riempio lo sguardo, mentre il vento rinfresca la mente e il cuore riprende fiato.

Ma dalla sera del sei gennaio qui il respiro si spezza. Due solitudini che pensavano di incrociare le proprie vite l’hanno invece perse sfondando il parapetto con l’auto e affondando nell’oscurità delle acque.

“Il Lario è bello” come dicono i laghee, “ma freddo, profondo, buio e insidioso”.

Quel quadratino transennato è diventato più grande del lago e il continuo mormorio dei curiosi copre la voce del vento che spazzava via i brutti pensieri.

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