Manutenzione. Quando abbiamo smesso di prenderci cura di quello che abbiamo costruito?

Guardandomi allo specchio, dentro e poi intorno una sola parola mi sovviene: “manutenzione”.

Partendo dall’immagine riflessa mi vengono in mente tutte le raccomandazioni di medici, estetisti, personal trainer, nutrizionisti e persino parrucchieri sulla gestione quotidiana del corpo.

Il corpo quando nasciamo, se siamo fortunati, ci viene dato sano, nuovo come una strada, un ponte, una chiesa, una città, una casa. Ci viene dato fornito di tutto e in perfette condizioni. Noi dobbiamo solo mantenerlo. Una alimentazione idonea, idratazione, movimento, riposo, nutrimento della mente e dello spirito, già perché anche il nostro cervello va tenuto in salute. E la conoscenza, la bellezza del mondo esterno che offrono una passeggiata o un bagno in acqua, la lettura, la musica e ogni tanto il dolce far niente sono tutti strumenti che servono al nostro cervello per mantenersi in salute e continuare a coordinare il resto del corpo.

Eppure, aumenta il consumo del famoso cibo spazzatura, ci siamo innamorati dei monopattini elettrici che si muovono per noi, siamo inchiodati nelle nostre automobili e sprofondiamo sul divano la sera stanchi mangiando spesso cose che non diamo ai nostri animali perché nocive alla loro salute: dolci, cibi grassi, cioccolata. Beviamo alcolici perché ci danno l’illusione del divertimento, considerando  “vecchio” e “guastafeste” chi non beve senza mai pensare che forse si diverte ugualmente senza intossicarsi il corpo.

A noi donne viene raccomandata una buona detersione, idratazione e protezione della pelle del viso. Mi chiedo quante di noi abbiano una vera routine e investano i propri risparmi in prodotti adeguati piuttosto che in un vestito nuovo.

Strano anche questo perché poi siamo disposti a pagare parecchio qualcuno che ci riempia il viso di punturine o di fili per sembrare più giovani, o come si dice ora “più freschi”. Ma lo sembriamo veramente? E poi perché dovremmo dimostrare un’età che non ci appartiene più, invece che portare la nostra su un viso che mostra la cura che ci prendiamo di noi. Perché trovare tempo per il nostro viso, trovare il tempo per far muovere il nostro corpo, trovare il tempo per un libro è quello che serve per mantenerci sani e vivi, ma vivi veramente. E se dedichiamo tempo a questo, si sente e si vede.

Invece mi pare che la teoria sia puntare a sembrare “nuovi” con nuovi colori o tagli nei capelli, nuovi tatuaggi, nuovi vestiti. Come se il nuovo ci togliesse di dosso la noia. Non si va più dal sarto a far riparare un vestito, lo si butta. Non si aggiusta più la lavatrice, la si butta. E i rapporti umani? Li aggiustiamo o li buttiamo perché anche loro sono usati, datati e non ci entusiasmano come un vestito o una persona nuova?

Manutenere. Questo dovremmo fare ogni giorno anche nei rapporti umani. Dovremmo nutrirli con l’ascolto, la gentilezza, l’attenzione, la curiosità. Invece lasciamo che i giorni passino e se ne occupino loro delle nostre amicizie, dei nostri rapporti familiari, dei nostri compagni di vita e anche dei nostri figli che spesso smettiamo di curare proprio quando hanno più bisogno di noi.

Quando sembrano grandi, ma non lo sono. Eppure, loro sono nuovi ogni giorno, cambiano continuamente e la cosa dovrebbe stimolarci, invece ci sfinisce, ci disturba e preferiamo delegare a uno strumento elettronico.  Cosa ci impegna tanto da non trovare il tempo per le persone amiamo? Che sia noi stessi o le persone che abbiamo voluto nella nostra vita? Cosa ci impedisce di fare una telefonata invece di mandare un messaggino o addirittura una faccetta? Cosa arricchisce le nostre giornate e le riempie tanto da non trovare spazio per una risata?

Manutenere. Questo penso ogni volta che passeggio in giro per la città dove ci sono palazzi abbandonati, serrande abbassate da troppo tempo, monumenti cadenti, strade sporche lasciati a topi gabbiani e blatte. Buche su marciapiedi e sul manto stradale, scuole cadenti, ospedali, carceri, stadi, centri sportivi che esistevano e che sono stati lasciati a marcire. Li avevamo, erano già lì. Avremmo dovuto solo prendercene cura quotidianamente, invece abbiamo lasciato anche lì che il tempo e la noncuranza prendessero il sopravvento e si sa che sia il tempo che l’incuria sono impietosi: passano e distruggono.

Noi continuiamo a camminare circondati da palazzi ricoperti di scritte, scuole fatiscenti e tristi, campi e parchi abbandonati, in città che non ci appartengono più, svendute al turismo fagocitatore di ogni tradizione, usanza e bellezza. Passeggiamo tra lucchetti e negozi tutti uguali che neanche vediamo più. Dove guardiamo? Quando abbiamo smesso di osservare fuori e dentro? Quando abbiamo smesso di curare realmente il nostro orticello? E il giardino condominiale? E il nostro quartiere?

Dovevamo solo manutenere. Mantenere pulito, aggiustare i piccoli e grandi guasti, adeguare il passo con quello del tempo. Invece abbiamo chiuso, buttato, abbandonato.

Un tempo abbiamo costruito.

Case, città, rapporti umani.

Poi è stato il tempo di manutenere e non lo abbiamo fatto.

Cosa dobbiamo fare ora?

Un intervento chirurgico per perdere i troppi chili accumulati? Sottoporci a continue sedute di chirurgia estetica? Passare ore da terapisti di coppia e consulenti familiari? Demolire ospedali e stadi abbandonati e riqualificare i quartieri buttando la polvere sotto il tappeto o spostandola un po’ più in là?

Da dove dovremmo ripartire? Forse dovremmo iniziare a manutenere quello che possiamo ancora salvare. Forse dovremmo partire da noi, dal nostro piccolo pezzo di mondo. Forse.

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