Micro uniVersi – Intervista a Chiara Migliucci

“Per me la poesia è il mio modo di parlare, un modo per farlo senza che ti facciano del male con la tua stessa sensibilità.”

Nell’incontro di oggi avrò la possibilità di condividere con voi le parole di Chiara, studentessa venticinquenne di Napoli, nonché co-fondatrice del circolo letterario de “La penna di Calliope”. Un progetto quanto mai prezioso, a mio avviso.

Il Micro UniVerso di Chiara e dei ragazzi del circolo “La penna di Calliope”
Ciao Chiara e bentrovata. Innanzitutto, ti ringrazio per esserti messa disposizione per rispondere a qualche domanda. Ti chiedo di presentarti brevemente, se ti va, e dirci chi sei, in che realtà vivi e di cosa riempie la tua quotidianità.

Ciao! E grazie per l’invito. Mi chiamo Chiara Migliucci, ho venticinque anni, vivo a Napoli e sono una studentessa universitaria alla facoltà di Chimica. Io vivo molto la distanza tra il mondo STEM e quello umanistico, e ho sentito la necessità di creare un piccolo antro in cui esprimermi e sentirmi accolta.

Ho avuto interesse nello strutturare questa intervista in quanto, oltre alla tua realtà, sei co-fondatrice del circolo letterario “La penna di Calliope” – @lapennadicalliope su Instagram. Prima di addentrarci nel dettaglio di questo progetto, ti domando da dove derivi la tua passione per la poesia, se l’hai sempre avuta, o se è emersa a seguito di qualche evento particolare.

La mia passione nasce in pandemia: la mancanza di contatto con le altre persone ha scaturito in me l’urgenza di dover comunicare con il prossimo; ho iniziato così a scrivere qualche piccolo pensiero, che poi si è trasformato in poesia. La pandemia si è conclusa ma la mia passione per la poesia no. Ho iniziato infatti a condividere sui social network ciò che scrivo; infatti, trovo i social un bel modo per ritagliarsi uno spazio ed esprimersi in un mondo che non lascia spazio all’espressione della propria vena artistica: io me lo sono ritagliato da me.

Passiamo ora al progetto de “La penna di Calliope”: ti domando innanzitutto, per chi fosse un po’ a digiuno di mitologia, di spiegare il perché di questo nome.

Calliope è una delle nove muse figlia di Zeus, in particolare rappresenta la Poesia; il suo nome vuol dire “colei cha ha una bella voce”, infatti nell’antichità la poesia era cantata e accompagnata dalla lira (da qui lirica).

Veniamo al punto principale: che progetto è “La penna di Calliope”? Cosa riguarda? Da dove nasce l’idea e la volontà di dare vita a questo circolo letterario?

La Penna di Calliope è un circolo autogestito da ragazzi tra i 19 e i 28 anni, il cui scopo è radunare le persone in giro per Napoli, potenzialmente anche Campania, che siano interessate a questo mondo. Infatti, spesso i poeti si sentono soli, perché non sanno con chi condividere le proprie opere e il proprio sentire. Noi cerchiamo di essere un punto d’incontro per tutte queste anime. Questo circolo nasce da un’esigenza: quella di mettersi in contatto con persone con la nostra stessa passione, quella per la poesia per l’appunto.

Ti va di raccontarci più nel dettaglio come è organizzata questa comunità? Noto, infatti, che c’è una coesistenza di interrelazioni fra persone sia online, sia poi nel concreto mediante incontri ed eventi veri e propri.

L’organizzazione nasce da una semplice chat Whatsapp, dove dei ragazzi innamorati della poesia si sono incontrati, con il passaparola o per conoscenze lontane. Abbiamo vinto la timidezza e… ci siamo incontrati! Dopo di che, abbiamo sentito la voglia di espanderci, abbiamo creato così un profilo social e invitato persone ad incontrarci ad un reading; quindi, le interazioni nascono dal vivo, ma abbiamo poi pensato che magari i più timidi non riuscissero ad esprimersi al meglio in incontri disseminati in svariate settimane. Da qui l’idea di creare anche una chat Whatsapp allargata in cui, oltre che dal vivo, pure online possono svilupparsi dei rapporti di amicizia e conoscenza. In queste chat si parla con leggerezza di letteratura e cultura, e ci si invia poesie.

Se una persona avesse voglia di entrare a far parte di questa comunità, ed interagire, cosa può fare? Dove può trovarvi?

Per trovarci, la primissima cosa che consigliamo di fare, è quella di seguirci sui social e in particolar modo Instagram (@lapennadicalliope), per il semplice fatto che non abbiamo una sede fisica purtroppo, di conseguenza siamo nomadi in cerca di posti in cui incontrarci (anche se a dire il vero questo spesso si trasforma in un bel modo per riscoprire la nostra città, soprattutto i luoghi all’aperto).

Noto che comunque riuscite a coinvolgere diverse personalità, anche molto giovani. Come ci si riesce? C’è fame di poesia nelle nuove generazioni?

Assolutamente sì! Il mondo ha bisogno di bellezza, e credo, proprio come nel mio caso, che dopo la pandemia ci sia una forte necessità di esprimersi, di fare uscire allo scoperto il proprio lato umano e sensibile.

Quando si parla di poesia, molto spesso si ritiene che sia un ambiente “di nicchia”, apprezzato per la maggior parte da chi lo pratica. Io penso che entrare in contatto con le vite altrui mediante la poesia, sia invece un modo diretto per conoscere e conoscersi. A tal proposito ti chiedo se durante gli eventi, partecipano solo gli appassionati, o se c’è qualche “curioso” che viene per esplorare questo mondo.

Principalmente appassionati, ma spesso capita che le persone portino con sé amici e parenti e per noi non c’è gioia più grande che vederli partecipi e, soprattutto, tornare perché in qualche modo si sono sentiti accolti in una realtà culturale sana.

Secondo te come mai un numero considerevole di persone trova spazio nel narrare sé stessa più con la poesia, rispetto alla prosa?

Credo che sia dovuto al fatto che la poesia non ha delle regole ferree, o perlomeno i poeti se ne fregano di tali imposizioni, di conseguenza non ci sono limiti alla propria espressione. Credo che le regole, come la metrica, gli schemi di rime baciate, alternate, incatenate ecc.. siano uno strumento nelle mani del poeta e non viceversa, quindi, se il poeta si sente di non essere sé stesso quando le utilizza, può volentieri farne a meno. Inoltre, spesso, quando leggo un romanzo, io non sento la “voce del narratore”, ma noto che spesso questo si nasconde dietro i suoi personaggi; invece, nella poesia c’è davvero il poeta, la persona che urla al mondo.

Un’ultima domanda, che può sembrare ricorrente, ma che davvero penso che identifichi le sfumature di ognuno di noi al riguardo: che cosa è per te la poesia?

Non è per nulla una domanda semplice, per me personalmente la poesia è il mio modo di parlare, un modo per farlo senza che ti facciano del male con la tua stessa sensibilità, perché ti ascolta, in fin dei conti, solo chi è disposto a farlo. Ma penso che il bello della poesia, anzi dell’arte in generale, sia il fatto che ognuno ha la sua visione e un obiettivo diverso, magari qualcuno lo fa per ritrovare sé stesso, oppure per indagare la sua idea di felicità. Il mio consiglio è: scrivete e leggete poesie, perché fa bene all’anima.

La distanza tra parole e sentimenti

Chiara spesso sente un abisso tra ciò che vorrebbe comunicare e quello che riesce poi ad esprimere; non le bastano mai le poesie che scrive, le sembra sempre di non aver detto qualcosa, o averlo fatto non nel migliore dei modi; per questo sta sperimentando, vorrebbe cimentarsi anche nel teatro. I suoi progetti inoltre non sono finiti, in quanto a breve sarà pubblicato un suo libro; ma questa è un’altra avventura che percorrerà nel prossimo futuro.

Ringrazio Chiara nuovamente per il tempo dedicato, e vi lascio alle sue parole, riportando una poesia per lei significativa, che riprende il tema della capacità di comunicazione, come anticipato.

Augurandole che la comunità che sta contribuendo a costruire possa ampliarsi e coinvolgere sempre più giovani appassionati e non solo, la saluto calorosamente.

Braille*

Vorrei la mia voce pizzicasse
sotto le tue dita
come una formica, che sa, quanto costa
portare il peso di non essere un intero.

Invero, chiudo gli occhi
lascio che scivolino i limiti
i miei comandi al cuore, gli ordini
lascio che volino le rondini.

Hanno fatto il nido
fra braccia intrecciate,
forse, a volo libero
il cuore pieno gli posava forte in petto.

Vorrei la mia voce s’aprisse
e se ne sentisse l’eco
come volano le rondini
come per miracolo
gli occhi a un cieco.

Chiara Migliucci

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