Ferdinando Quaranta è un autore italiano nato a Napoli il 24 aprile 1975. Durante la frequentazione degli studi in legge, ha deciso di seguire la sua passione per la tecnologia, seguendo corsi di programmazione e aprendo una propria società di informatica.
Nel corso degli anni ’90, ha creato il suo primo sito web sulla sicurezza informatica, il quale ha ottenuto un notevole successo, attirando l’attenzione di molte testate giornalistiche del settore. Ha realizzato svariati articoli su diversi blog dedicati alla tecnologia.
Accanito lettore fin dall’infanzia, ha sempre amato la scrittura e ha scritto numerosi aforismi, poesie e racconti inediti. Nel corso degli anni, ispirato dalla sua passione per la fantascienza e il mistero, ha deciso di cimentarsi nella scrittura del suo primo romanzo: Sleep Gate – Le porte del sonno.
Oltre alla lettura e all’informatica, è appassionato di fotografia e di viaggi, che gli offrono nuove idee e ispirazioni per la sua scrittura.
Tra la tua trama e i tuoi personaggi, cosa è essenziale per te? Perché?
L’effetto che voglio trasmettere è quello di una realtà che, pur nella sua assurdità, risulti credibile. Per me, i personaggi sono il cuore di ogni storia: devono essere autentici, persone in cui il lettore possa ritrovarsi, anche solo per un dettaglio o una sensazione. Credo che ognuno di noi, quando legge, si senta un po’ protagonista del romanzo. E quando quel legame con la realtà si spezza, la magia della storia rischia di svanire, lasciando un senso di distanza o delusione. Nel mio libro, ho cercato di creare un’avventura che fosse saldamente ancorata alla vita reale, pur spingendosi verso i confini dell’immaginazione. È una storia che parte dalla normalità e, attraverso eventi straordinari, trascina il protagonista – e il lettore – in un viaggio verso l’inaspettato.
Perché hai deciso di diventare scrittore?
Potrebbe sembrare strano, ma non ho mai deciso di diventare uno scrittore. Nella vita faccio tutt’altro, anche se scrivo fin dall’adolescenza: poesie, sonetti, aforismi e racconti “inediti” che ho sempre custodito gelosamente per me stesso. Tuttavia, il mio sogno è sempre stato scrivere un romanzo. Non tanto per pubblicarlo, ma per il puro piacere di crearlo: un romanzo che fosse innanzitutto per me, capace di entusiasmare me stesso e di dare forma a ciò che porto dentro.
Scrivere per gli altri, però, è un’esperienza diversa: è un po’ come aprire una finestra sull’anima, mostrando i propri pensieri, le proprie emozioni, la propria immaginazione. A ben pensarci, la scrittura è una sorta di terapia: un modo per dare sfogo alla fantasia e trasformare l’intangibile in qualcosa di concreto.
Fin da bambino mi piaceva perdermi nei miei pensieri, immaginando mondi e storie. Credo che tutti, da piccoli, abbiano vissuto momenti di pura immaginazione. Per me, quel bisogno di esprimermi si è manifestato in tanti modi: disegnando, creando, e infine scrivendo, quando ho scoperto che anche le parole potevano essere il mio mezzo.
Alla fine, credo che certe cose non si decidano. Nascono con noi, come una scintilla che aspetta solo di essere scoperta. La scrittura, per me, è stata proprio questo: un percorso che ho trovato quasi per caso, ma che mi ha fatto capire di essere finalmente sulla mia strada.
Quando sei diventato scrittore?
Credo di essere diventato scrittore con la pubblicazione del mio primo libro. Prima di quel momento, mi consideravo semplicemente un appassionato lettore che amava scrivere per sé stesso. Ma pubblicare ha segnato un punto di svolta: è come se avessi acquisito una consapevolezza nuova, una voce diversa.
Scrivo fin dall’adolescenza, ma il momento in cui ho realizzato che potevo davvero scrivere un romanzo è inciso nella mia memoria. È accaduto dopo aver letto Il signore delle mosche di William Golding. Un libro che non somiglia per nulla a me, né al mio stile, né al genere che amo. Eppure, la sua essenza mi ha profondamente cambiato: un’opera apparentemente semplice, ma capace di affrontare temi complessi e delicati con una forza disarmante. È stato in quel momento che ho pensato: scrivere un libro è possibile. Anche una storia semplice, se raccontata con profondità e sincerità, può lasciare un segno. Questo pensiero mi ha dato il coraggio di provarci, di lanciarmi in qualcosa che fino a quel momento credevo irraggiungibile. Quel pensiero mi ha spinto a fare il salto, a superare il timore di mettermi alla prova. Ricordo perfettamente il momento in cui ho aperto un foglio bianco di Word e ho iniziato a scrivere. È stato sorprendente: le parole venivano fuori in modo più naturale di quanto mi aspettassi. In quel preciso istante, sono passato dall’essere un lettore accanito a uno scrittore. Quella prima frase è stata la porta d’ingresso verso un nuovo mondo, il mio interiore.
I social media svolgono un ruolo importante per te come autore?
I social media sono ormai una parte fondamentale della società moderna, nel bene e nel male. Sono la nostra croce e delizia: da un lato possono distrarci e consumare il nostro tempo, dall’altro ci offrono una visibilità senza precedenti. Con un semplice click, possiamo condividere il nostro lavoro con il mondo intero. Questo, ovviamente, non significa che tutti riescano a emergere, ma è una straordinaria opportunità per farsi conoscere. Alla fine, è il pubblico che decide cosa ha davvero valore. Per me, i social rappresentano una grande vetrina sul mondo.
Tuttavia, riconosco anche i loro lati negativi. Per molti, i social sono diventati una sorta di dipendenza, un vortice di contenuti che consumiamo senza quasi ricordarli, lasciandoci spesso con una sensazione di vuoto, come se avessimo spento la mente per ore. È per questo che credo sia fondamentale usarli con consapevolezza.
Come autore, i social mi hanno dato qualcosa di inestimabile: la possibilità di raggiungere lettori ovunque. Grazie a loro, ho ricevuto recensioni e feedback da persone sconosciute, che mi hanno permesso di uscire dalla mia comfort zone. I giudizi di amici e conoscenti, per quanto sinceri, possono essere condizionati dall’affetto. I social, invece, mi hanno regalato un confronto autentico, diretto, e soprattutto reale sul mio lavoro.
Qual è la tua esperienza con la pubblicazione del tuo libro?
Dopo aver terminato il mio libro, la prima domanda è stata: E adesso? Non avevo idea di come muovermi, ma internet e i social si sono rivelati strumenti preziosi. Ho iniziato a documentarmi su come procedere e ho scoperto che trovare una casa editrice non è affatto semplice. Molte sono a pagamento, altre non rispondevano, e quelle poche che lo facevano spesso ritenevano il mio romanzo non adatto alla loro linea editoriale. Inizialmente non sapevo che ogni casa editrice ha una propria identità, un’immagine da preservare, e pubblica solo opere che la rispecchiano.
Il destino, però, è stato dalla mia parte. Nel vasto mare dell’editoria, tra le case editrici che volevano pubblicarmi ho scelto la LFA Publishing: più in linea con le mie idee. Una realtà che ha creduto in me e nel mio romanzo. Hanno apprezzato il mio lavoro e mi hanno dato l’opportunità di realizzare “il sogno nel cassetto”.
La fase della pubblicazione è stata un’esperienza incredibile, carica di emozione. È il momento in cui ti rendi conto che ciò che hai scritto non è più solo tuo, ma è diventato qualcosa di reale, di tangibile, pronto a vivere sotto gli occhi di tutti. Vedere il tuo libro, la tua creatura, prendere vita è un piacere indescrivibile. Ma la parte più bella arriva dopo: quando le persone ti scrivono o ti telefonano per parlare del tuo romanzo, per condividere le loro impressioni. È allora che comprendi davvero il valore del tuo lavoro: non solo hai raccontato una storia, ma hai creato un legame con i tuoi lettori. Non c’è soddisfazione più grande.
Cosa diresti a uno scrittore che vuole pubblicare il suo primo libro?
Il mio consiglio è di partire con le idee chiare: scrivete innanzitutto per voi stessi, non per gli altri. La scrittura deve essere una passione, non un’ossessione legata al successo o al guadagno. Purtroppo, fare dello scrivere un vero lavoro è un traguardo raggiunto da pochissimi. Per la maggior parte di noi, scrivere richiede tempo, dedizione e spesso non garantisce alcun ritorno economico. È una strada impegnativa, che va percorsa solo se si è davvero innamorati della scrittura stessa.
La cosa più importante è che il libro piaccia innanzitutto a voi. Quando scrivete qualcosa che amate, quella passione e autenticità si trasmettono nelle pagine e arrivano ai lettori. Questo è ciò che può attirare l’attenzione di una casa editrice: l’energia e la magia che avete riversato nella vostra opera.
Tuttavia, anche dopo aver trovato una casa editrice e pubblicato il vostro libro, il lavoro non finisce lì. Un libro non si promuove da solo, e spesso nemmeno la casa editrice riesce a fare tutto. Sarete voi a dovervi impegnare per farlo conoscere, per creare interesse, per innescare il passaparola. Non abbiate paura di mettervi in gioco: è un’avventura che richiede determinazione, ma anche tanta soddisfazione. Scrivere un libro è un atto d’amore, e quando quell’amore è sincero, può davvero arrivare lontano.
Quanti libri hai scritto finora?
“Sleep Gate” è stato il mio primo libro, ma sono già al lavoro su un secondo, che farà parte di una trilogia. L’idea alla base è quella di creare tre libri autoconclusivi, ciascuno con una storia propria, ma legati da un sottile filo conduttore. Non sarà necessario leggerli tutti per apprezzarli, ma chi lo farà potrà cogliere alcuni collegamenti e dettagli che arricchiscono l’esperienza.
Il tema centrale della trilogia sarà la “Memoria”, affrontata attraverso tre epoche diverse: Presente, Passato e Futuro. Ogni libro esplorerà una dimensione unica, mantenendo però un legame con gli altri.
L’ispirazione mi è venuta da una frase che ho letto tanti anni fa e che mi è rimasta impressa: “Vivere per il Presente, Imparare dal Passato, Sognare per il Futuro … fai della tua Vita un Sogno e di un Sogno una Realtà.” È una riflessione che cercherò di trasmettere attraverso le storie che sto scrivendo.
Cosa vuoi ottenere con il tuo libro?
Non c’è un obiettivo specifico che voglio raggiungere con il mio libro; in realtà, mi sta già regalando tantissime emozioni. So che può sembrare una risposta semplice, ma la mia felicità più grande sarebbe sapere che tante persone lo leggano. Non per una questione economica, ma per il piacere di condividere la mia storia e di vedere come venga interpretata in modi sempre nuovi. Ogni lettore porta il proprio punto di vista, e questo rende ogni confronto un’esperienza unica.
Un sogno, lo ammetto, c’è: mi piacerebbe che un giorno potesse trasformarsi in un film o in una serie TV. Alcuni lettori mi hanno detto che il libro sembra quasi la sceneggiatura di un film, e queste parole hanno acceso in me questa fantasia.
Credo che continuare a sognare sia fondamentale, e finché avrò la gioia di farlo, mi sentirò sempre un po’ bambino. Ed è proprio questo spirito che mi permette di scrivere: la capacità di fantasticare, di immaginare, di creare mondi. Per me, è l’essenza stessa della scrittura.