Intervista a Chiara Gligora – La speleologa delle emozioni e dei sogni

Ciao Chiara e grazie per averci dedicato il tuo tempo. Vuoi presentarti ai nostri lettori?

Mi chiamo Chiara Gligora sono una scrittrice emergente di Reggio Calabria e da poco ho pubblicato il mio secondo libro. Da qualche anno sono entrata a far parte del mondo letterario, pubblicando la mia prima raccolta poetica Whispers from the blue, una collana con I Poeti di via Margutta e collaborando con Salvatore Cucinotta per Sublimi Emozioni come illustratrice.
Vorrei iniziare chiedendoti qual è il ruolo dell’arte nella tua vita?

Che dire, l’arte credo sia sempre stata una compagna silente nella mia vita, perché la portavo dentro ma senza sbandierarla. Dovevo ancora trovare il coraggio di esprimermi al meglio ed erano in pochi a conoscere il mio lato creativo. In qualche modo è cresciuta con me, cambiando sempre forma. Il disegno è stato il primo step, ma so di aver avuto una predisposizione anche dovuta all’influenza di mia madre. Da bambina ricordo che dipingeva i suoi quadri in cucina e creando un mondo dal nulla che mi affascinava tantissimo. In adolescenza ho imparato a capire cosa mi piaceva utilizzare per esprimermi e cosa invece non sentivo nelle mie corde. E così sono passata anche alla fotografia: sentivo che catturare un’immagine nella mia testa, guardarla con occhi diversi era qualcosa che mi affascinava. Come rubare un’intimità nascosta in ciò che mi circondava per darle una nuova vita.

Come “ti ha scoperto” la scrittura?

La scrittura è arrivata dopo, non credo di essermene neanche accorta. Ricordo solo che ho iniziato a leggere, tanto, anche in inglese, fino a quando mi sono resa conto che le parole degli altri non mi bastavano più. Dovevo trovare la mia voce e farle spazio: ho incominciato scrivendo sulle note del telefono, su un diario e vari taccuini sparsi per casa.. fino a quando non ho raccolto tutto e ho deciso che forse quello che scrivevo sarebbe stato più utile condiviso che nascosto in un cassetto. E così è nato il mio primo libro “Whispers from the blue”.

Ci racconti la tua prima opera partendo dal titolo “Whispers from the Blue”?

Whispers from the blue racconta delle mille voci che si aggrovigliano nei nostri pensieri, di quelle che sono solo nostre o che qualcun altro ha instillato in noi. Voci a cui decidiamo di affidarci o da cui a volte cerchiamo di scappare. Il blu di cui parlo lo immagino come un velo leggero, che ricopriva queste parole; un blu fatto di una profonda inquietudine e tristezza che per alcuni anni sentivo bloccarmi e confondermi e che non mi permetteva in nessun modo di stare bene con me stessa. Ma è anche un blu che mi ha accompagnato e fatto da guida, un blu che richiama l’essenza delle cose primordiali come il cielo e il mare: a cui sono da sempre profondamente legata e cui ritorno ogni volta che posso. Le mie parole volevano raccontare questo sai e scendi di emozioni che tutti in modo molto personale viviamo giornalmente e con cui alla fine dobbiamo fare i conti. Speravo così che anche dentro il buio e il torpore i lettori si ritrovassero per imparare a costruire nuovi passi luminosi.

Le esperienze che viviamo sono personali e soggettive. Come la scrittura riesce a renderle universali?

Una cosa che ripeto sempre e che la lettura mi conferma ad ogni libro che finisco è che “tutto è gia stato detto” perché alla fine non c’è nulla di nuovo in quello che si racconta, le nostre storie sono le storie di molti di noi: è il come le si racconta e il cosa ci si racchiude dentro ció che ci fa riconoscere nelle parole. Le emozioni ci rimettono in piano, ci legano indissolubilmente e scavano sotto i nostri volti o le nostre maschere. Alla fine i libri non sono di chi li scrive, ma di chi li sente propri, di chi ci si ritrova dentro e li porta con sè. La luce a cui tento instancabilmente di arrivare non deve essere necessariamente la risposta a chi leggere i miei scritti. Vorrei che le mie parole fossero solo il mezzo del percorso che ognuno fa dentro di sè alla ricerca della propria verità.

Ti ho definito speleologa delle emozioni e dei sogni perché mi sembra che il tuo lavoro di ricerca sia volto proprio verso i lati più profondi e bui dell’animo umano con lo scopo di riportare alla luce i capolavori nascosti dentro ciascuno di noi.
La poesia, la letteratura come ci aiutano in questa ricerca?

La poesia e la letteratura sono un po’ ciò che ci addolcisce la pillola e allo stesso tempo ció che ce la fa mandare giu con forza. Ció che accade nella nostra vita non è teatrale, non è romanzato, è fine a se stesso: ha il solo scopo di raccontarci. La scrittura fa da filtro alle nostre emozioni, le carica di bellezza e di nostalgia, le imprime in noi per farci sentire compresi, capiti. Magari per farci guardare con altri occhi. Alla fine  il sangue è rosso per tutti, sta a chi guarda le proprie ferite con altri occhi trovarvici dentro un motivo per cui valga la pena soffrire e sorridere. In Sundazed bones volevo ritornare alla base di tutto, alla nostra essenza. Scavare in fondo alla nostra parte più intima, quella che ci rende bambini e sognatori e che alla fine penso sia il punto di partenza per trovare il nostro lato più luminoso. Scrivendo volevo sbloccare un nuovo mondo di introspezione, mettendomi in discussione e facendo riflettere i lettori non tanto sul mio vissuto ma sul proprio.

Il tuo ultimo lavoro parla della riscoperta dei sogni.
Partendo sempre dal titolo “Sundazed Bones”, ci racconti il tuo percorso durante questa ricerca?

Sundazed Bones è il mio secondo libro, rispetto al primo porta una diversa consapevolezza e maturità, sia nelle parole che nel modo di vivere in se stessi. La traduzione letterale è “ossa abbagliate/illuminate” volevo un titolo evocativo, che facesse riportare l’attenzione alla parte più profonda della nostra anima, quella che va oltre anche alla nostra carne, appunto alle ossa che ci sostengono. È stato interessante e catartico notare come ogni scritto prendesse vita in modo molto più strutturato e onesto; scrivevo con una forma molto più consapevole, perché anche durante il mio percorso di crescita emotiva e personale mi sono ritrovata a dover rivalutare molte delle mie insicurezze. Non mi nascondevo più per paura che qualcuno leggesse ció che avevo da dire. Anzi più di tutto ho sentito di volermi fare le domande giuste, per mettermi alla prova e far uscire molto di ció che avevo tenuto dentro. Ho smesso di scappare quando sentivo che le emozioni stavano per investirmi, ho iniziato a riempirmi delle piccole cose e a sentirle forti e cariche come era giusto che mi travolgessero. La vita non prende posto quando si è invulnerabili.

Leggendo alcuni tuoi scritti ho notato un desiderio di vivere consapevole ogni momento. È forse nascosto in questa consapevolezza delle piccole cose quotidiane, il segreto per una vita più felice?

Penso proprio di si. Più siamo alla ricerca di ció che ci manca più dimentichiamo che basta veramente poco per essere felici. Anzi per essere precisi, per vivere al massimo i piccoli momenti di felicità. Questo perché penso che l’equilibrio tra momenti di up e di down sia alla base della tranquillità: se l’essere felici fosse una cosa perpetua e immutabile perderebbe significato in se stessa. La semplicità dei piccoli gesti d’affetto, l’accorgersi della bellezza che la natura ci offre e la ricerca dell’armonia dentro il proprio corpo sia già tantissimo a cui puntare. Il resto sono solo temporanee distrazioni.

Hai collaborato a un lavoro di Salvatore Cucinotta come illustratrice.  Come è stato rendere in immagini il sentire di un’altra anima?

Il mio lavoro come illustratrice è nato per caso. Ho conosciuto Salvatore perché presentando insieme il mio primo libro era rimasto colpito dalle rappresentazioni artistiche che vi avevo inserito all’interno. Così mi ha chiesto di leggere il suo lavoro per “Sublimi Emozioni” e trovarvi una mia chiave di lettura, per trasformarlo in alcuni disegni. Io non l’avevo mai fatto, la mia arte è sempre stata molto personala ma si è tramutata in una bellissima sfida provare ad interpretare la mente e l’immaginazione altrui. Ci sono voluti alcuni step e molta comunicazione, ma alla fine grazie alla nostra affinità sia emotiva che intellettuale abbiamo ottenuto un bel risultato.

Insieme a Salvatore Cucinotta avete creato CHE INTERVISTA!  Ci racconti questo progetto?

Dopo la nostra collaborazione io e Salvatore ci siamo ritrovati spesso in tante idee su progetti che sarebbe stato bello portare alla luce. Così insieme ad Antonio Capua mi hanno parlato di questo nuovo canale dedicato alla interviste, recensioni e alle storie di chiunque avesse voglia di raccontarsi, che avevano in mente di lanciare. Di me li aveva colpiti il modo sensibile e profondo con cui mi raccontavo durante le mie presentazioni e pensavano fossi la persona ideale come interlocutore per le video e audio interviste degli ospiti. È ancora adesso una sfida in cui riscopro ogni volta una nuova sicurezza, in un ambito che non avevo mai affrontato e nei valori che ho potuto condividere con tante persone che ci hanno contattato.

Sociologi e psicologi stanno riscontrando un grosso calo dell’empatia nelle nuove generazioni. Secondo te, sarebbe utile per i ragazzi incontrare artisti nelle scuole?

Credo si importante ora più che mai presentare ai giovani una nuova prospettiva e fare in modo che trovino il loro modo di esprimersi attraverso la creatività. Io stessa ho avuto un piacevole riscontro in tutte le occasioni che ho avuto di presentare il mio lavoro nelle scuole. Ció che mi ha più sorpreso è stata l’attenzione e la voglia di connettersi anche tramite qualcosa che non li apparteneva (come scrittura o arte) ma che in qualche modo li aveva ispirati per il loro percorso, una volta che hanno avuto l’opportunità di ascoltare la mia storia. Sono fermamente convinta che la libertà di sognare e di uscire fuori dagli schemi, dello “status quo” attuale, sia tutto ció che serve ai ragazzi per metterli in condizione di farsi le giuste domande, mettersi in discussione e far in modo che capiscano da soli ció a cui sono più propensi. A volte, basta una piccola finestra su una diversa realtà per dare vita a mondi infiniti nella mente dei giovani: hanno solo bisogno dello stimolo giusto.

 Grazie del tuo tempo e al prossimo sogno.

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