Oscar Wilde scrisse: «La vita imita l’arte più di quanto l’arte non imiti la vita.» In
questo caso, nel mio, mai aforisma è stato più azzeccato. Quella che state per leggere
è una vera lettera, scritta da me, dedicata a una persona che a modo suo ha fatto la
differenza in un periodo particolarmente strano della mia vita. Magari ci terrete a
sapere se me la sono cavata. Beh, la risposta è sì. Ma non è stato facile. Tuttavia
adesso sono qui, e nonostante allora dubitassi delle mie scelte ora non mi pento di
nulla e posso affermare con assoluta tranquillità che quel che è stato è accaduto per
un motivo, e che non poteva andarmi meglio. Magari vorrete sapere se l’ho
consegnata a chi di dovere. Beh, no. Ma non per paura. Scriverla ha esorcizzato il
demone dell’amore corrotto che si nutriva di quel poco di bene che mi era rimasto.
Comunque l’ho conservata, sapendo dentro di me che un giorno sarebbe servita per
qualcosa di meglio. Infatti, ora ci siete voi.
A chi si trova nella stessa situazione, o pensa di esserlo, voglio solo dire: resta
fedele a te stesso e per nessun motivo non cedere alla mediocrità né alla banalità. C’è
una bella differenza tra quello che vuoi e quello che pensi di volere. Inizia tutto con
una scelta. Fai quella giusta, e non per il bene degli altri a proprio discapito, ma per il
tuo. Non dubitare di quello che puoi fare e che potresti realizzare. Assumersi la
responsabilità di sé stessi non è uno scherzo, anzi, è una delle cose più difficili con le
quali avere a che fare. Ma quando capirai quanto vali, sarai indistruttibile come il
diamante.
Volevo sentire le tue parole scivolarmi addosso. Parole come dita che
accarezzavano la pelle, che frugavano e palpavano il mio corpo. La tua voce, fresca
e leggera, mi procurava un piacere intenso. Oserei dire segreto. Non lo ammetto
facilmente, ma riconosco che resistere ai ricordi a volte è faticoso più di quanto
qualcuno osi credere. Ero affascinato dalla tua immagine, dai frammenti che
componevano l’illusione di poterti avere al mio fianco. Adoravo intrufolarmi nella tua
mente, carpire il tuo sentire, vedere il mondo e percepire la realtà come te.
Nonostante volessi fare la dura, potevo scrutare nella tua anima e vedere come
stavano realmente le cose: scorgevo l’insicurezza, l’insofferenza e il desiderio di
trasgredire. Sotto la scorza, riconoscevo la ragazzina dagli occhi luminosi e il sorriso
largo che voleva conquistare il mondo.
Amavo il tuo modo di fare, così irriverente. E amavo la tua avversione per tutto
ciò che era volgare e ingiusto. Nel tuo sguardo leggevo la dicotomia tra bene e male,
l’eterno dilemma che rende l’uomo incapace di scegliere. Percepivo in te la voglia di
migliorare e quella di non abbandonare. Lottavi più assiduamente di una persona
normale, ma l’istinto era un avversario imprevedibile e spietato. Di te mi restano il
pentimento e i piccoli baci, leggeri come quelli di un bambino troppo timido da
ammettere di provare qualcosa. Mi restano le parole, da scrivere per alleggerire il
cuore e liberare i pensieri dall’immagine residua che ho di te. Lettere scritte, una dopo
l’altra, a formare vocaboli che danno sollievo allo spirito.
Ricordo uno degli ultimi momenti passati insieme, quando qualcuno ti chiese
cosa avresti voluto realizzare nella vita. Le immagini sono torbide e sbiadite, diafane
come un sogno dopo il risveglio, ma rivedo la tua espressione farsi rigida, la mascella
indurirsi, il tic nervoso all’occhio che prontamente nascondi con la mano. Sorridesti in
un modo che io sapevo essere falso e costruito, rispondendo che il tuo desiderio era
fare quello di cui nessuno era mai stato capace. Quella volta fosti di malumore, e io
dovetti ammansirti come un animale ferito e ricordarti che nessuno, oltre te, aveva il
potere di ferirti e farti dubitare delle scelte e delle convinzioni. Fu in quel momento,
nell’attimo in cui mi guardasti senza dire nulla, che compresi che l’impazienza era la
principale caratteristica del tuo carattere. E che non saremmo mai riusciti a costruire
qualcosa insieme.
Nell’amore non sai aspettare. Vuoi tutto e subito. Disprezzi perdere tempo.
Vuoi toccare, sentire la consistenza, appropriarti e consumare. Ma quante volte, a
causa della tua brama di vita, hai frainteso e commesso errori procurando dolore e
dispiacere?
Non credo di sbagliare dicendo che sei una delle persone più intelligenti che
conosca. Le tue capacità e l’intelligenza ti hanno portata lontano, e per questo meriti
tutto ciò che hai ottenuto e anche di più. Ma il successo ti ha reso superba, e la fama
ha corrotto l’umiltà di rispettare l’umanità degli altri. La gloria è un’opportunità che
invece di condividere rinfacci a chi purtroppo non ha saputo cogliere le occasioni. E
ancora oggi, come ai tempi in cui nessuno conosceva il tuo nome, le tue capacità ti
imbarazzano e vuoi che le persone ti apprezzino solo per quello che fai e non per
quello che sei.
Per questo motivo ho deciso di scriverti: per rasserenarti e concederti un po’ di
pace fino al prossimo dubbio. Non sto parlando alla donna che adesso partecipa alle
feste, non dorme per giorni e rincasa al mattino, ma alla ragazza accanto alla quale
sedevo e che ammiravo. In questa lettera non voglio che tu legga rimpianto e
delusione, e nemmeno dispiacere e rabbia. Ti sto parlando per ricambiare quello che
tu, a suo tempo e a suo modo, hai dato a me. Non è uno scambio di emozioni, ma un
sistema per placare le inquietudini.
Ricordi quando ci nutrivamo reciprocamente di ciò che sentivamo? Non
avevamo nulla per cui essere felici, tranne le emozioni. Magari non era niente, e per
tanti non significava nulla. Ma per noi (per me) era molto, ed era grazie a quello che
al mattino riuscivamo ad alzarci per affrontare il mondo. Mi sussurravi che ero il tuo
porto, e che stare con me era la tua salvezza. Dicevi che avresti scelto me anche se
ciò avrebbe significato dover patire la fame sotto un ponte. Nulla da dimostrare. Nessuna spiegazione. Nulla da rubare. Solo piacere, senza fretta, nel modo più naturale e spontaneo possibile. I sentimenti anestetizzavano le paure e rinvigorivano il coraggio. Io e te contro tanti. Magari non eravamo nulla, ma avremmo dato tutto pur di farcela.
Rammenta questo, e riuscirai a emergere dalle acque scure della mediocrità
che ti circonda.
E io?
Mentre tu continui a vivere la tua vita piena e soddisfacente, io me ne sto qui,
con i miei obbiettivi da raggiungere, la mia arte e le mie parole. Ho abbandonato tutto,
isolandomi da ciò che è irrilevante per portare avanti la mia di vita. È stato grazie a
questo, e all’affetto della mia famiglia, se sono riuscito a riprendermi e ad andare
avanti. Ho cancellato l’idea del passato e ho ricominciato da dove avevo lasciato.
Anche quando mi hai scritto, dicendo che sono l’unica persona che non
dimenticheresti mai, non ho battuto ciglio. Non è stato difficile ignorare la reazione di
totale disinteresse che ho provato. La stessa che provasti tu quando, a suo tempo,
confessai di amarti.
Sì, ti amavo davvero, ed ero convinto che in nome di quel sentimento avrei
potuto perdonare l’insensibilità che eri. Ma il tempo cambia le cose, e i nostri binari
hanno ormai smesso di correre paralleli. Non considerare questa lettera una supplica.
Ormai siamo cresciuti. L’epoca delle bambinate e degli amori facili è finita. Se ti ho
scritto, è in onore dell’affetto sincero che un tempo mi permetteva di osservare le
apparenze con gli occhi di qualcuno a cui tutto era possibile.
Se le cose fossero andate come volevi, avrei continuato a fare l’amante in
eterno. E questo, cara mia, non lo meritavo.
Ti auguro di ottenere quello di cui hai bisogno.
Buona fortuna.
2 risposte
Non è possibile commentare un fatto cosí personale
Ti auguro solo che con questa lettera sei riuscito a liberarti di qualcosa che ti rattristava e ti appensantiva il ❤️
Ciao Barbara, grazie per le belle parole. Magari all’epoca sembrava difficile, ma stabilire le priorità e ricomiciare dedicandomi a esse é stata la cosa migliore che potesse venirmi in mente nonostante tutto fosse a mio sfavore.