Mario vive in ciabatte. Non esce più da quando è caduto. Le gambe e il coraggio non lo sostengono.
La figlia gliene ha comprato un paio di gomma blu, sono Umbro. Anche lui lo è. Forse gli piacciono per questo. Quelle di pelle troppo fredde e di velluto troppo pesanti. Queste poi sono senza elastico dietro che lo segnava sulle caviglie. Hanno delle bollicine, pure loro blu, nella parte proprio dietro le dita così che non le perda con il sudore, e la suola rigata perché non scivoli. Sarebbero estive, ma lui con un calzino di cotone ci fa l’autunno e con uno di lana passa l’inverno. Non ha mai amato cambiare scarpe. Per anni ha portato gli scarponi che gli avevano regalato i soldati americani. Il padre glieli faceva pulire ogni sera, lucidare la domenica e ingrassare quando serviva. C’era cresciuto in quegli scarponi sul Monte Subiaso.
Poi era venuto a Roma e per l’occasione sua madre gli aveva comprato delle scarpe da città, così le chiamava lei. E lui con le sue Duilio era andato a vivere a casa di compari vicino a via Nazionale e aveva trovato lavoro come fattorino alla Rai, nella sede di via Teulada.
Il superiore gli aveva detto che con quelle scarpe non sarebbe andato lontano né a piedi né con la bici, ma lui aveva camminato e pedalato accumulando vesciche e scivoloni. Uno bello grosso davanti agli studi aveva portato il suo capo a regalargli un paio di Superga blu. Volava con quelle ai piedi.
Le Duilio nuove le aveva comprate quando aveva conosciuto sua moglie Luisa, segretaria in Rai. L’aveva invitata a ballare e per l’occasione metà paga era andata via per quelle scarpe.
Con le stesse, un anno dopo gli aveva chiesto di sposarlo e l’aveva portata all’altare.
Da quel momento erano sempre andati insieme a comprare le scarpe. Avevano camminato tutta la vita uno a fianco all’altro. Forse per questo quando lei lo aveva lasciato solo, era caduto.
Adesso con le sue Umbro ai piedi lucida le vecchie Duilio e ricorda; gira per casa e ogni sera mette le pantofole di Luisa vicino al termosifone, che a lei piacciono calde.
