Tutto iniziò con questo breve dialogo circa 6 anni fa: “Babbo (chiamo mio papà come Pinocchio faceva con Geppetto), mi hanno proposto di andare ad insegnare in Kazakistan!”
“Ma sei matta? In Afghanistan c’è la guerra! È pericoloso! No!”
Probabilmente per mio papà tutto ciò che terminava in “–istan” richiamava alla mente qualcosa di pericoloso, a prescindere dal Paese. Non per ignoranza o pregiudizio ma perché ci sono Nazioni che vengono nominate raramente, che si conoscono poco e che si tendono ad associare a qualcosa che conosciamo già anche se in realtà sono completamente diverse. In questo caso credo che mio papà abbia sentito solo il finale della parola Kazakistan e si sia immaginato sua figlia in una piccola scuola ad insegnare tra un bombardamento e l’altro. Così, istintivamente, con tutto il senso di protezione che un padre può provare nei confronti di sua figlia, ha pronunciato un secco “no”.
Tuttavia non ho certo lasciato perdere! Ormai lo conoscevo…Tutto quello che aveva un nome vagamente esotico, lontano, strano per lui aveva un solo significato: potenziale pericolo. Era stato così per l’Estonia, la Russia, gli Emirati Arabi. Avevo capito che avrei dovuto parlargli con calma spiegando che la proposta che mi era stata fatta era davvero interessante, utile e soprattutto, cosa per lui fondamentale, sicura.
L’idea di andare in Kazakistan era nata grazie ad un’amica che avevo conosciuto durante lo scambio di studio in Inghilterra. Lei era in contatto con le persone che avevano aperto un centro linguistico nella vecchia capitale, cioè Almaty e mi aveva proposto di unirmi a quel gruppo come insegnante di inglese in agosto durante un campo estivo. L’idea mi era piaciuta sin dall’inizio: Paese mai visitato, nuova cultura da scoprire e occasione per praticare la lingua russa che stavo studiando. In Kazakistan si parla kazako ma, essendo stato un Paese membro dell’Unione Sovietica, la maggior parte delle persone conosce anche il russo.
A quel punto non rimaneva che comprare i biglietti aerei e partire! Ah dimenticavo…E convincere mio papà. Mi è sempre piaciuto che in famiglia ci fosse armonia quindi, una volta avuto il supporto di mia mamma, volevo che anche mio papà capisse che si trattava di un’esperienza sicura e importante per me.
Ne parlammo con calma davanti ad una cartina geografica insieme alla mia amica, di cui si fidava poiché aveva avuto modo di incontrarla. Così…
L’avventura continua nel prossimo articolo.
Vi aspetto!