All’improvviso il capitano spense tutte le luci della cabina. Era notte e davanti a noi si illuminò lui: il cielo nero nero ricamato da miliardi di stelle luccicanti.
Durante un viaggio in Lapponia capii realmente cosa sia un cielo stellato: nero nero e ricchissimo di luci che si trovano l’una accanto all’altra: le stelle. Quella sera mi sentii come catapultata in un’altra dimensione temporale e pensai che quello doveva essere il cielo che avevano visto i nostri antenati, quando non esisteva l’elettricità e l’inquinamento luminoso che da essa ne deriva.
Così, tra me e me, decisi che, essendo uno spettacolo troppo bello per essere dimenticato, da quel giorno avrei catturato con gli occhi, quasi come una macchina fotografica, e trattenuto con la memoria tutti i cieli vergini, quelli neri neri e allo stesso tempo brillanti.
Per anni non riuscii più a trovarne di simili. Poi, finalmente, durante un viaggio al lago Bajkal, in Siberia, percepii ancora quel brivido, quella sensazione di essere di fronte alla maestosità e intensità della natura. Ero sull’isola di Olkon che ha pochissimi abitanti e quindi poco inquinamento. Mi sdraiai su una panchina all’aperto (specifico che era giugno altrimenti probabilmente non sarei qui a raccontarvi questa storia!) e passai un’indefinita quantità di tempo ad osservare il ritrovato cielo buio e luminoso allo stesso tempo.
Decisi di trattenere quel momento nella memoria e nel cuore perché sapevo quanto fosse prezioso e difficile riprovare tali sensazioni.
Le stesse che mi lasciarono a bocca aperta anche qualche anno dopo. Mi trovavo nel cockpit dell’aereo che si stava dirigendo verso una destinazione esotica. Quell’anno lavoravo come hostess e stavo operando uno dei miei primi voli, per questo motivo mi trovavo nella cabina del capitano (era parte delle procedure di addestramento). Ad un certo punto, trascorse alcune ore, il capitano si voltò verso la sottoscritta e disse: “Non ti dimenticherai mai più di me”.
Nella mia mente pensai che fosse o un uomo molto presuntuoso oppure uno di quei “simpaticoni con le ragazze”. Probabilmente lui intuì i miei pensieri e quindi aggiunse: “Ora vedrai perché dico così. Pronta?”. Pronta a cosa non era assolutamente chiaro…Mi dovevo preoccupare forse? Mentre nella mia mente fluttuavano questi ragionamenti, all’improvviso il capitano spense tutte le luci della cabina. Era notte e davanti a noi si illuminò lui: il cielo nero nero ricamato da miliardi di stelle luccicanti.
Non ricordo molto altro di quel volo però il capitano aveva ragione: non mi sarei mai più dimenticata di lui!