Il paese dei balocchi?
Si, ma non per tutti….Vivendoci è diverso e vedi molte sfaccettature che un turista non riesce a cogliere.
Dopo averla visitata da turista in piu’ occasioni , quando mi sono trasferita a Dubai , non mi ha fatto l’effetto WOW delle prime volte. Vedevo invece ,flotte di turisti che aspettava i bagagli con me completamente stordita dalla grandezza ed efficienza dei servizi in aeroporto. Scorgevo negli sguardi delle persone lo stupore, l’attesa dei bagagli è stata minima ed i facchini erano pronti con i carrelli per scortarti fino al taxi o ovunque avessi voglia di andare.
La prima “nota stonata” sono proprio loro, i facchini, persone giovani e meno giovani, occhi bassi e stanchi ma sempre sorridenti.
Saluto e scambio qualche parola con Sushant, il ragazzo indiano che si è offerto di aiutarmi. La comunicazione è limitata , il suo inglese è ridotto a pochissime parole di cortesia , come del resto la maggior parte dei suoi colleghi. Sushant mi scorta insieme alle mie (tante) valigie fino al taxi , lo saluto, e lo ringrazio offrendogli una mancia che lui accetta come si accetterebbe una coca cola nel deserto. Con occhi sorridenti e tanta riverenza mi ringrazia “thank you ma’am” ,mettendosi la mano sul cuore e chinando il capo in segno di riconoscenza, mi saluta e mi augura buona permanenza in città.
Il tassista, connazionale di Sushant è al telefono con la sua famiglia, chiude la telefonata per segnare il mio indirizzo sul navigatore e si scusa. Durante il tragitto scambiamo qualche parola, cerchiamo di capirci. Mi racconta un po’ della sua vita, ha tre figli che sono con la moglie in India e che lui ha la possibilità’ di rivedere ogni due anni, quando gli è concesso il rientro.
Si, perché la possibilità di rientrare a casa a queste persone viene data ogni due anni, mi dice che manda quasi tutto lo stipendio alla famiglia e la sua paga si aggira intorno agli 800-1000 euro al mese lavorando sodo , che sono pochi quasi ovunque, ma qui sono ancora di meno. Mi racconta che le condizioni di vita sogni dignitose e complicate , condivide una stanza con molte persone e gli vengono garantiti i pasti principali. Probabilmente ha un po’ rincarato la dose, ma non credo abbia completamente stravolto la realtà.La manodopera straniera, che proviene per lo piu’ dai Pesi del sud-est asiatico e dell’Africa Subsahariana rappresenta la grossa maggioranza dei residenti negli Emirati Arabi Uniti e vive per lo piu’ in dormitori appena fuori dalla città, lontano dall’occhio del turista.
Scendendo dal taxi, mi imbatto in un bus, che ha visto giorni migliori, porta a lavor0 un gruppo di carpentieri.
Sul marciapiedi c’è già una fila interminabile di altri lavoratori che aspetta di salire per essere riportati al dormitorio. Gli occhi, il capo chino, il linguaggio del corpo sono gli stessi di Sushant e di tutto l’esercito di lavoratori che ha costruito ed ancora costruisce Dubai.
Il bus si è fermato poco più avanti l’ingresso di casa mia ed è uno dei tanti che fa la spola col cantiere che presto diventerà l’ennesimo sfavillante grattacielo. Questo, dicono, sarà l’hotel più alto del mondo , l’ennesimo record di questo Paese, dove tutto è più bello, più grande, più alto.
Mi sono soffermata a guardare i ragazzi che scendevano dal bus per andare al turno di notte, i cantieri sono operativi 24\24, anche con temperature da capogiro. Per lo più ragazzi di etnia mista, Africani, Bengalesi, Indiani, il capo coperto dall’elmetto ,scarpe antinfortunistica trascinate sul suolo che facevano un rumore quasi disperato , occhi stanchi ma pronti per un altro turno di lavoro.
Sudavo solo guardandoli, non capivo come potesse essere possibile lavorare con quelle temperature, ma capivo il perché dei loro sguardi , persone che accettano condizioni di vita molto difficili pur di dare condizioni di vita migliori a chi è rimasto a casa ad aspettarli.
Se Dubai è il paese dei Balocchi è proprio grazie a queste mani che sudano e si sporcano in cambio di un pugno di riso, lavorano per issare grattacieli, si calano dagli stessi per pulire i vetri, ripuliscono strade e persino i cartelli stradali. Dubai è una citta’ ricca, piena di attrazioni, ha uno standard di vita molto alto, una delle città piu’ sicura al mondo ma bisogna ringraziare col capo chino chi svolge il proprio lavoro in condizioni che per moltissimi sarebbero inaccettabili.
2 risposte
In effetti il prezzo di quella sicurezza, di quella bellezza è davvero molto alto in termini di umanità. Sicuramente queste persone guadagnano più lì che nei loro paesi d’origine e spesso non sono formate quindi possono fare solo lavori umili, ma ciò non toglie che meriterebbero un trattamento dignitoso e come tutti molti altri expat, il diritto di tornare a casa almeno una volta l’anno.
Come di dice, “l’altra faccia della medaglia” – che quasi mai è messa alla luce del giorno. Ci viene mostrata Dubay con le sue bellezze grandiose , ma di coloro che i hanno lavorato della manovolanza che a volte a perso la vita per la realizzazione di un opera, quasi mai. Ovvio che anche chi sa di questa situazione, comunque viene attratto pur di inviare quanto guadagna a casa.