“Ahia, pure oggi niente sorriso alla Hunziker. Non pretendo che illumini lo specchio come i faretti, ma nemmeno ‘sto grigiore che pare Città del Messico dalla Torre de la Television.”
“Ho dormito poco e niente. Mi fa male…”
“Non dirmelo, stomaco? Collo? Anca? No, ancora le costole. Hai fatto analisi, ecografia e rx torace, ma niente, nessuna malattia rara o mortale. Magari è la schiena che ti dà ancora quel dolore sordo come tuo marito che fa finta di non sentirtelo ripetere per la centesima volta.”
“Un po’ tutto, mi sento indolenzita, stanca e…” , come sempre mi interrompe guardandomi dallo specchio con il suo solito sguardo sarcastico.
“Hai avuto un incubo. Come ho fatto a non capirlo subito. Hai ancora lo sguardo spaventato e il respiro affannato di quando sogni la peggiore delle catastrofi. Fammiti guardare bene: occhi da pesce sul banco del mercato il venerdì sera, bocca con angoli bassi che toccano il mento, naso umido e già hai messo il collirio pensando che di secco il tuo corpo ha solo gli occhi, ah no pure la pelle…”
“Hai finito? Io torno a letto, magari leggo un po’ e mi distraggo.” Se spengo la luce non la vedo più e magari tace, ma lei mi anticipa. Lo fa sempre.
“Allora la questione è grave. Ci è scappato il morto stanotte: la tua migliore amica è caduta in un dirupo mentre attraversava il ponte delle Valli? Già vedo gli otoliti che giocano a dadi e il tuo equilibrio traballare. O tuo figlio si è sfracellato cadendo dalla bici sotto il treno? Un classico. Aspetta, tuo marito ti ha lasciato? Morto o per una gran figa che come sempre lo aspetta dietro l’angolo? Stavolta era freddo e distaccato o dispiaciuto, ma risoluto?”
“Non mi va di starti a sentire . Parli sempre, tutto il giorno. Appena sveglia no, non ce la faccio”.
“Male, se mi ascoltassi di più invece di alzare il volume dei tuoi pensieri, camperesti moooolto meglio”
“Immagino. Vado a bere il mio bicchiere d’acqua calda.”
“Giusto, ora cominciano i rituali del benessere per scampare la tomba: l’acqua, la crusca di avena, il burro chiarificato per le vitamine, gli omega 6. Tu morirai sanissima, ma camperai tutta la vita da malata. E smettila di avere paura dell’acqua fredda, degli spifferi, dei batteri, del glutine, del tempo che passa, dei cambi di stagione, della pagina bianca…ah ecco hai iniziato un altro racconto oggi. È partita la raffica dei ma che ti sei messa in testa?, che storie insulse, e se si accorgono che dovrei scrivere il mio diario e tenerlo pure chiuso, se non ho più nulla da raccontare. Sempre convinta di essere tu l’inetta di Svevo. Sorridi a questo specchio, fai un bel respiro lungo e accendi il pc. Accendi la tua giornata”
Forse se accendo la giornata il mostro della paura sparirà. E allora almeno per oggi spingo il tasto ON