E’ l’una di notte. Infilo la chiave nel portone di casa quando lui mi chiama. “Riusciamo a vederci Patacola?” Non gli dico no da dieci anni. “Solito posto tra dieci minuti”. In un film qui scatterebbe la scena del fammi mettere in tiro che a fine serata sono un cencio tra sigarette e troppi gin tonic. Quello che scoppia è un temporale ed io, che non posso rientrare a casa e svegliare mia madre, che a quest’ora non gradirebbe il mio uscire con uno per fare del gran sesso, devo tornare subito in macchina. Spostare l’auto da un parcheggio a viale Marconi è un crimine o una gran prova d’amore.
Mi dirigo verso la Ford Fiesta nel mio vestitino e tacchi alti. La strada è deserta.
All’angolo un’ombra mi fa sussultare. Un uomo segue ogni mio movimento. Affretto il passo, ma io non corro come Carrie Bradshaw su un tacco 12. Cerco le chiavi nel marasma della mia borsa. Mi sto inzuppando, i sandali sono da buttare, ma mi sa che non è il momento di pensare a quanto cazzo ho pagato le scarpe. Sto tremando. Il tizio non mi perde di vista. Vai con colonna sonora di profondo rosso. Apro la macchina e “cazzo ho messo il blocca pedali”.
Lo tolgo e provo a scappare o mi chiudo dentro? Opto per la prima. Con le mani bagnate fatico a sganciare quel dannato lucchetto. Lui mi fissa con una calma agghiacciante. In un film la protagonista verrebbe aggredita e poi salvata dall’eroe scopareccio. Nella realtà il tizio appena metto in moto, fa uno scatto che manco Marcel Jacobs, sale nella sua macchina e accende il motore. Io mi impappino con le marce.
Metto la quarta per tre volte prima di azzeccare la retro e “Esci da ‘sto parcheggio o dovemo fa’ arivà er carattrezzi?” Il potenziale killer ha rovinato tutta la sceneggiatura. Non voleva me, ma il mio posto. Il coprotagonista romantico? “Meglio rimandare con ‘sto tempo”. Niente finale romantico. Le Louboutin da quattrocento euro sprecate per due attori da strapazzo. Va rivisto il cast.