Nella vita di Stefano Casoria c’è il jazz e c’è il piano, sua passione fin da bambino, che continua a suonare nella sua casa nelle poche pause tra una partita e l’altra, ma in quella serata di svago al Jazz Cafè la sua testa è già alla partita successiva. La sua carriera da calciatore l’ha visto emigrare dall’Italia alla Spagna, poi per due anni è stato il capitano di una delle due squadre più importanti d’Argentina e poi…la grande chiamata da Londra: anche lì diventa capitano della squadra di punta della capitale inglese e del Regno Unito.
Tutto questo per poter poi tornare a fine carriera a giocare e vivere nella sua Napoli.
Il giorno prima di Natale è in programma uno dei tanti derby della città ed in quel derby, all’improvviso dopo uno scatto, il suo tendine d’Achille fa crack. La partita continua ma in un silenzio che sembra quasi surreale, dopo il rapido trasporto in ospedale del campione italiano.
Si aggirano ombre oscure sul futuro ma, per fortuna, la diagnosi è migliore delle previsioni. Il tendine non è rotto ma lesionato e con lo staff medico di primo livello messo a disposizione dalla società, guidato dal Prof.Andrea Belli, per l’inizio della stagione successiva Stefano, dopo un’operazione comunque non facile, potrà essere abile e arruolato. La sfortuna però è dietro l’angolo: l’operazione riesce perfettamente ma,nel lungo percorso riabilitativo, tre maledetti batteri infettano il tratto di pelle intorno al tendine, logorandolo e non permettendo alla ferita di cicatrizzarsi. Con il passare dei giorni la situazione peggiora e, sulla caviglia sinistra, è ben visibile un vero e proprio buco!
Bisogna operare di nuovo e ricostruire tutto, tendine compreso.
La piccola Teresa è a casa con la mamma e ricorda benissimo il giorno in cui suo papà gli fece vedere il tatuaggio sull’avambraccio destro effettuato per omaggiare la sua nascita. Ora, l’ironia della sorte vuole che per tappare il maledetto buco sulla caviglia di Stefano, venga asportato un tratto di pelle di un’altra parte del corpo e, dopo le valutazioni dei medici, viene chiesta al nostro atleta la disponibilità a “spezzare” letteralmente in due quel tatuaggio. Stefano accetta e grazie a quell’intervento riesce a tornare sui campi di gioco.
Purtroppo le sue prestazioni non sono più quelle dei bei tempi ma il suo obiettivo di chiudere la carriera tra le “mura amiche” viene realizzato grazie al Benevento che gli garantisce gli ultimi due anni di contratto a pochi chilometri da casa e dai suoi affetti.
E nella conferenza stampa dopo la vittoria contro il Parma, Stefano si presenta con Teresa al seguito, orgoglioso di mostrare a tutti sua figlia e il suo avambraccio con solo le prime tre lettere del nome e alla domanda di un giornalista sul perché non avesse voluto più coprire quello “sfregio”, la risposta è semplice ma commovente:
– “ Perché se prima era un omaggio, adesso è un segno di vita. E deve rimanere così”
Tra gli applausi dei presenti Stefano e Teresa lasciano la sala stampa e riprendono la strada di casa:
– Dai sali in macchina che fino a martedì non mi alleno! Finalmente un fine settimana in famiglia!