Il mio Natale sei tu

Dall’ospedale a casa non le ha mai lasciato le mani. In macchina l’ha vista illuminarsi davanti ad ogni decorazione natalizia: vetrine, luminarie, babbo Natale di ogni forma e materia, gli abeti di ogni colore e dimensione, le mille luci. Tutto le accende il volto. Camilla, con gli occhi da bambina con lo zucchero filato appiccicato alle dita, potrebbe convincere chiunque dell’esistenza di Babbo Natale. Ha persuaso persino lui ad imbucare la lettera dei desideri al noto portatore di doni.

A Giulio basta guardarla per credere alla magia ogni giorno.

A casa le lucine del presepe si accendono confondendosi con quelle dell’albero ricoperto di fiocchi sghembi di nastro rosso. Lei lo guarda e gli occhi si inumidiscono. Le ha fatto anche il presepe con tanto di montagne, fontanelle e musichine.  Ha trovato persino la paglia per la capanna.

Il fiume di alluminio non lo soddisfa, ma il firmamento e la cometa sono il suo capolavoro. Sotto l’albero i pacchetti incartati con troppo scotch.

Tenendola per mano le fa fare il giro della casa, la sua Rovaniemi. La guarda. Non smette mai di guardarla. E’ stanco; ha gli occhi rossi, mezzi chiusi, ma insiste nel dargli cinque minuti per finire di preparare la cena. Ci tiene, è il suo bentornato: pollo al forno con patate. Spera non sia crudo come ogni volta che lo preparano. Le sorride. Che il pollo sia il loro punto debole è un dato di fatto.  Le patate le piacciono croccanti fuori e cremose dentro. Il segreto è bollirle prima. Glielo ripete sempre e lui le mostra la pentola della precottura. La dritta da maestro. Sorride, assaggia, perfette. Taglia il pollo: cotto.

Camilla però, non mangia molto. L’intestino non è ancora a posto dopo l’infezione.     

Tutta la paura in quella mano fissa sulla pancia. Sparecchia, anche lei è stanca. Giulio le è subito accanto, l’anticipa. Lei deve pensare solo a farsi una bella doccia e rilassarsi. Lui ha tutto sotto controllo, in due minuti le sarà accanto nuovamente.  Sotto l’acqua calde lacrime le scendono silenziose. Non lo sente entrare. La sua mano le accarezza il viso, le bacia la fronte, gli occhi, le guance, le labbra e ricomincia il giro. L’abbraccia e piange, singhiozza. La guarda e la stringe ancora. E’ tutto bagnato, ridono.

S’infilano nel letto così. “Ho temuto che non arrivasse il Natale quest’anno, che non ci fossero più polli crudi e patate bruciate alla Camilla, proteste per le poche luci sull’albero e panettone mangiato a letto.

Io senza di te non lo voglio il Natale. Io non voglio il senza di te”.

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