Quel primo bacio dato a Venezia
Accompagnati dal frastuono del carnevale, Arlecchino e Colombina passeggiavano tra i canali in festa al pallido chiarore di una luna veneziana. Le maschere d’entrambi nascondevano sguardi impacciati, e i respiri incespicavano nella timidezza di parole amorose farfugliate a metà.
Arlecchino, col cuore in tumulto, s’armò di coraggio e delicatamente sfiorò la mano di Colombina i cui pensieri, è bene sapere, erano più chiassosi dei festaioli che lanciavano mortaretti.
Arrivarono così al ponte dei sospiri, dove l’uno si perse negli occhi dell’altra per un tempo assai difficile da calcolare e dove, ahilòro, la tensione crebbe e l’ansia peggiorò.
Deciso dunque a metter fine all’imbarazzo, Arlecchino attirò a sé la bella fanciulla; e la bella fanciulla, guance di porpora, strinse le mani del bricconcello portandosele al cuore.
«Allora il cielo s’aprì in una pioggia di coriandoli, e il primo bacio si posò tra loro come la farfalla sulla corolla di un fiore.»
Che cos’è una flash-fiction? Per farla breve, Fedele Lettore, le flash-fiction (come quella che hai appena letto) sono snack narrativi: piccoli, saporiti e non molto diversi dai panini con salamino e maionese di cui amiamo ingozzarci a ogni ricevimento. In poche parole, scritte bene e revisionate meglio, questi raccontini s’impegnano a narrare storie, o meglio, condividere un’immagine o uno stato d’animo dal retrogusto particolare. Perché mi piacciono tanto? Beh, considerando che è grazie a loro se ho avuto la possibilità di farmi conoscere dal pubblico, risponderò dicendo: scrivere, continuare a farlo e allo stesso tempo, si spera, intrattenere qualcuno, sono i motivi per cui mi sollazzo con quello che faccio.