La geo-grafia del mio cuore.

La mia salute durante l’infanzia è stata flagellata da tonsilliti ricorrenti.

Quando stavo male, per distrarmi dal dolore, aprivo il cassetto del comò, prendevo lo stradario e mi sdraiavo per ore sola sul divano con questo libro dal formato strano.

Così mi mettevo, improvvisamente silenziosa, a sfogliare le strade, a rincorrere in ordine alfabetico le vie, a giocare come a battaglia navale con le coordinate che mi portavano a scoprire un posto nuovo che, fosse anche solo un paesino di provincia, mi sembrava un luogo talmente esotico e lontano da catturare tutta la mia immaginazione.

Non appena mi immergevo in quel labirinto avvincente spariva ogni male e mi sembrava di essere davvero là fuori ad esplorare, l’entusiasmo di scoprire dove mi avrebbe portato un altro pezzo di quel curioso puzzle soppiantava ogni dolore e mi faceva dimenticare di stare male.

Andavo avanti per ore, tassello dopo tassello, a incrociare lettere e numeri e trovarli sulla mappa come una caccia al tesoro. L’idea che tra le mie mani avevo la possibilità di girare per tutta l’Italia, di scoprire tutti i nomi delle province, dei fiumi e delle montagne di confine, era molto più affascinante e travolgente di una favola o di un qualsiasi cartone animato.

Ancora oggi mi rendo conto che in qualsiasi momento di malessere e di sconforto, il mio rifugio è la geografia.

Cerco le strade, i paesi, gli Stati, invoco una cartina.
Quando non sto bene, sto vivendo un disagio o sono semplicemente annoiata, mi ritrovo a percorrere le mappe, che sia una strada o una catena montuosa, cerco la linea, il tornante, azzardo a indovinare le distanze, ipotizzo le tempistiche.

Quando sono intrappolata in una stanza, non c’è niente che riesca a farmi stare meglio che percorrere le strade con la fantasia e fuggire dove voglio.

La geo-grafia è la prima forma di scrittura, le strade sono il corsivo dell’alfabeto del mondo, i paesi il mio stampatello.

Qualcuno dice che dare un nome alle cose, è la più grande e seria consolazione concessa agli uomini, la mia più grande consolazione è sempre stata la geografia, perdermi nello stradario del mondo per non sentirne più i mali.

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