Corsi di scrittura: Dove l’originalità va in pensione
Bentornati a “Pensieri a Raffica: Il Mio Cervello in Evidenza”, una chiacchierata settimanale che butta l’occhio nella mente problematica del sottoscritto. Oggi ci addentreremo nel surreale mondo dei corsi di scrittura creativa, le favolose catene di montaggio letterarie che promettono di far diventare il prossimo abbonato il fenomeno editoriale del secolo. Ovviamente, come sempre, vogliamo sentire anche la vostra (non fatemi parlare da solo). Cosa ne pensate dei corsi di scrittura? Ci avete avuto a che fare? Avete esperienze da condividere o aneddoti da raccontare? Io, me stesso e me saremo più che lieti di ascoltarvi. Detto ciò, possiamo andare.
Riflessione N. 4466
Ladies and gentleman, ci siamo. Stiamo per entrare nell’affascinante mondo delle catene di montaggio letterarie, dove l’originalità viene frullata più finemente di un beverone di sedano e carota e la personalità è un optional.
Immaginate un’immensa fabbrica, dove le idee di qualcuno che ha qualcosa di valido da proporre entrano speranzose come neolaureati in cerca di lavoro, e poi escono tristi e disilluse come pensionati a una festa di addio aziendale. Qui le storie vengono sottoposte a una rigida serie di procedimenti standardizzati che fanno dell’innovazione un tabù.
Siamo all’inizio, dove la “Ricerca di Idee Innovative” viene ridotta a una roulette generativa di temi banali. Mai sentita la storia del ragazzo povero che incontra la ragazza ricca? Bene, ora immaginate di sentirne parlare un centinaio di volte senza la minima variazione.
Passiamo al prossimo reparto, incontriamo il “Personaggio Prefabbricato”. Qui, signori, le personalità vengono impacchettate e vendute al pubblico in confezioni da tre. Avete bisogno di un protagonista? Prendetelo dallo scaffale delle “Scelte Scontate”. Un cattivo? Nessun problema, abbiamo uno sconto su “Cattivi Classici”.
Ma cosa sarebbe un corso di scrittura creativa senza le famigerate “Tecniche Narrative?” Spacciate come l’equivalente letterario dell’elisir dell’eterna giovinezza, questi “trucchi” promettono successo incondizionato. Purtroppo, si scopre in seguito che sono più un placebo che altro, con risultati alquanto discutibili.
Ma non temete, perché il reparto “Pulizia Creativa” assicura che qualsiasi sprazzo d’innovazione verrà accuratamente rimosso. Stile stravagante? Fuori! Linguaggio audace? Per carità! Non da queste parti. Qui cerchiamo omogeneità, non novità.
E alla fine, quando ogni aspetto è stato omologato e sterilizzato, ecco la “Chiusura Standardizzata”. Il momento in cui ogni storia ha il suo più che prevedibile finale scontato. Chiamatelo “copione” o “piatto del giorno”.
A voi, cari lettori, il panorama affascinante e onirico della scrittura come catena di montaggio e retorica regolamentata. L’arte di raccontare ridotta a schemi preconfezionati. Per coloro che vogliono intraprendere un viaggio per l’anonimato narrativo, questi corsi sono l’ideale.
Tutto questo per dire che, purtroppo, stanno cercando di piegare la narrazione in modo specifico per tutti. Perché? Ovvio, business. La narrativa, quella vera, è morta. Si scrive per far soldi, non per intrattenere. Esempio: se un influencer con un milione di followers scrive un saggio su come pelare patate, la sua casa editrice, che ci ha visto a lungo, venderà almeno un milione di copie. Mentre un autore con idee apprezzabili cosa fa? Se la prende nel secchio.
Di tanto in tanto, mi fermo e penso di far parte di una goffa rappresentazione di 1984 di Orwell, dove le cose vengono bene solo nella mente di chi le sta facendo, mentre il resto vaga alla cieca per non doversi mettere a pensare. Comodo quando qualcuno ti toglie dall’ingombro, vero? E questo è un po’ quello che fanno i corsi di scrittura: uccidono la creatività e la capacità di innovazione promettendo di far diventare l’ennesimo tesserato il prossimo fenomeno letterario. Si diventa scrittori scrivendo, non pagando. L’unico investimento che vale la pena fare è acquistare più libri da leggere (questa è bella, me la segno).