La Follia degli Aforismi: Quando il Cappuccino Diventa Filosofia
Ciao a tutti, e benvenuti a questo nuovo e scintillante episodio di “Pensieri a Raffica: Il Mio Cervello in Evidenza”. Quest’oggi, tenterò di sviscerare una moda, strana ma divertente, che da quando l’ho notata non smette mai di lasciarmi perplesso: l’impellente bisogno di “aforismare” la vita e condividere ogni singolo fatto personale sui social media senza porsi troppe domande sulla necessità di farlo. Preparatevi per una carrellata di pensieri, interrogativi e riflessioni su questa virale ossessione digitale che sta conquistando il mondo. Perciò, mettevi comodi e toglietevi le scarpe, perché cercheremo di capire come funzionano le bizzarrie dei social media.
Riflessione N. 777
Ebbene sì, cari amici e seguaci virtuali, oggi voglio discutere di un fenomeno sociale che s’impadronisce delle vite di alcuni più velocemente di un meme virale su internet: l’ossessione per l’aforisma e la condivisione compulsiva dei fatti personali sui social media.
Non so voi, ma al giorno d’oggi parecchi si improvvisano filosofi moderni, pronti a confezionare ogni esperienza come un prezioso tesoro da offrire. Non importa quanto banale o insignificante sia, l’importante è che il tutto venga immortalato in un aforisma.
«La vita è come una tazzina bollente, brucia!» Beh, grazie per questa profonda lezione morale, non mi ero mai accorto di come la vita tirasse ganci a sorpresa talmente forti e inaspettati, praticamente impossibili da schivare.
Ma non è finita qui, eh no. Dopo aver elaborato la loro perla di saggezza, questi psicologi mancati sentono l’impellente bisogno di condividerla con il mondo. È come se pensassero che la loro time-line sia la Bibbia del 21° secolo e ogni pensiero un nuovo comandamento.
Poi ci sono le immagini. Ogni passo, ogni tazzina, ogni tramonto, diventano arte. Perché limitarsi a gustare una colazione nutriente quando puoi trasformala in un capolavoro visivo? «Ecco a voi il mio cappuccino, circondato da nuvole di schiuma come un’opera di Michelangelo.» Vorrei proprio vederla la faccia di Buonarroti che ammira la tua opera.
E non scordiamoci le citazioni famose (quasi tutti vanno in estasi per Bukowski e ultimamente per Crepet). Le persone passano al setaccio di tutto e di più per scovare la frase che meglio si identifichi e dia spessore ai loro pensieri. «Come diceva sempre mio nonno, “Se hai fame, mangia”.»
Questo bisogno di condividere a tutti i costi e “aforismare” per impreziosire qualcosa che sostanzialmente appartiene a noi potrebbe farci chiedere: «Perché?» È una ricerca di approvazione, di qualcuno che dica “Stai facendo un bel lavoro, bravo” oppure “Tieni duro, non mollare”, o forse è un modo per sentirsi un po’ più importanti nel vasto mondo digitale? Compassione? Affetto?
Bisogna tenere d’occhio le vite degli altri, anche se sappiamo cosa stanno facendo perché ce l’hanno appena detto con uno status, una foto, una storia e un tweet, creati a posta per richiamare l’attenzione. Come il tipo finito all’ospedale che non perde tempo a farsi un selfie dicendo: «Non ho molta voglia di parlarne, comunque sto bene.»
Insomma, caro lettore, vale davvero la pena snocciolare ogni dettaglio della propria vita a qualcuno a cui di te non importa poi tanto, che mette “mi piace” per educazione o che condivide il tuo dolore sentendosi grato che la sfiga non sia toccata a lui, anzi, augurandoti anche di peggio? Alla fin fine, possiamo goderci il momento senza doverlo necessariamente trasformare in qualcosa che debba per forza avere un significato.
E comunque, gli aforismi vanno prima letti, poi capiti e solo dopo vanno messi in pratica. Non serve a nulla ripeterli a pappagallo per far colpo sugli altri. O peggio, per fare bella figura con noi stessi (anche questo è un aforisma, mi sono fregato da solo).
11 risposte
La condivisione per alcuni rende la realtà più vera? Hanno forse bisogno di sentire vicino chi magari è lontano? C’è maggior desiderio di esplorare proprio stato d’animo? Esistiamo se condividiamo e il mondo ci vede? Non ho risposte, ma molte domande. Mi chiedo anche se ci si senta più soli in un mondo che va sempre più di fretta e trova poco tempo per ascoltare o ascoltarsi. In mezzo a tanto rumore a volte ci starebbe bene del silenzio, ma siamo pronti a sostenerlo o ci spaventa?
Cara Vanessa,
alle Tue domande aggiungiamo un pensiero: il terrore del silenzio andrebbe risolto con una riflessione interiore e non con il vacuo riempimento fatto di parole vuote.
Vi invitiamo ad ascoltare le “conversazioni inutili” pubblicate in questo articolo
https://www.vitenarranti.it/rubriche/2023/05/21/vita-da-ray-conversazioni-scontate/.
Nel frattempo aspettiamo, qui di seguito, i commenti dei nostri lettori.
Grazie a Tutti!!
L’articolo scritto dalla redazione riempie il vuoto lasciato dalla mia riflessioni il cui senso sto ancora cercando di tradurre a parole! Scivola via come una saponetta ????
Grazie Sebastian,
siamo il completamento naturale di tutti Voi!!
Ciao Vanessa! Troppi interrogativi, il tuo commento é
un fritto misto. Risponderò come meglio posso. La condivisione, in un mondo sempre più frenetico, può certamente far sentire la realtà più viva. Condividere ci permette di sentir vicini anche coloro che sono lontani e di esplorare i nostri stati d’animo. La condivisione ci fa sentire parte di qualcosa di più grande, ma è vero che il silenzio a volte è un prezioso rifugio. L’importante è trovare un equilibrio tra il rumore del mondo e il silenzio dell’anima. E ricorda, le domande sono spesso il primo passo verso la comprensione.
Esistiamo attraverso lo sguardo dell’altro e i social danno tanto la sensazione di poter essere visti. Purtroppo dovremmo essere visti nel mondo reale ma spesso le nostre vite reali non sono così popolate. Gli aforismi poi sono come i proverbi, ce n’è uno per ogni occasione, tutto e il contrario di tutto. Una manna!
Dottoressa, mi inchino alla sapienza! È vero, siamo un po’ come star da red carpet sui social e, troppo spesso, nella vita reale, solo spettatori del nostro frigorifero. Gli aforismi? Sono come condimenti per le parole, rendono tutto più saporito, anche se a volte il piatto è un’insalata di dubbi esistenziali. Per favore non mi faccia la diagnosi ????
Condivido quanto hai scritto, Sebastian, e capisco anche le domande di Vanessa (che sono simili a quelle che a volte anch’io mi pongo). Leggendo l’articolo ho ripensato a quello che mi aveva detto una mia amica notando il fatto che io non postassi quasi nulla sui social:”beh ma se non pubblichi le foto dei tuoi viaggi è come se non ci fossi stata per gli altri”. Io però penso che la cosa importante sia che io sappia di aver visto quei tramonti, di aver assaggiato quei cappuccini ecc. Mi rendo conto di aver più bisogno di custodire i momenti preziosi vissuti senza darli in pasto forzatamente a tutti… Ma non so, potrei sbagliarmi e forse dovrei mostrare maggior “generosità” come i soggetti citati nell’articolo ????… generosità che andrebbe assolutamente decorata con qualche aforisma ad effetto
Hai fatto centro! Meno male c’è qualcuno che parla la mia lingua. È come se i momenti speciali fossero segreti preziosi, e condividerli è una scelta personale. Ma chi sa, forse un giorno potremmo sorprendere tutti con qualche aforisma da condividere con un cappuccino in mano! ☕????????
Per me quegli aforismi denotano un gran livello di supercialita
Ah, l’aforisma, il piccolo condensato di saggezza in poche parole! È la punta intellettuale dell’iceberg! Ma, alla fine, il troppo rischia di stroppiare. È come abbellire un chihuahua con l’abito da sera ????