“Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry – Capitolo III

Il mistero della sua presenza…

Così si può andare lontano?

 

“Da dove veniamo?”. È da sempre una delle domande fondamentali dell’umanità. Qui la riflessione dell’autore ci conduce a esplorare anche da dove venga l’“altro”, il nostro interlocutore, con tutto il corredo d’incomprensioni di quando due persone provano a dialogare tra loro: spesso, si fa un interrogatorio a chi ci ascolta, ma non si è capaci d’intendere gli interrogativi più profondi di chi ci sta davanti. L’ottusità data dal “non ascolto” produce nell’altro l’amara sensazione che il proprio dramma non sia preso davvero sul serio. Quando questo accade, un dolore trafigge l’anima, facendo soffocare dentro una domanda: “Ti sto davvero a cuore?”.

Antoine, nel narrare il fantasioso incontro con il Piccolo Principe, ci fa giungere a un approdo decisivo: ogni uomo, ogni donna, porta con sé un mistero, qualcosa che è, allo stesso tempo, rivelato e nascosto, ed è questo che rende ciascuna persona unica e irripetibile. La peculiarità di ognuno, dunque, ci fa pensare che addirittura l’altro venga da un altro pianeta. In maniera particolare, questo accade nel rapporto uomo-donna. Una volta, a proposito di questo, mi è accaduto di imbattermi in un libro di uno psicologo che, per descrivere la diversità e la complementarietà dell’essere umano maschio e femmina, ipotizzava, metaforicamente ma non tanto, che gli uomini venissero da Marte e le donne da Venere.

Nella vita di ognuno ci sono delle persone provvidenziali, che sembrano quasi piovute dal cielo, un vero dono dall’alto o, per chi ci crede, dall’Altro: il loro “essere”, la loro esistenza, prima che il loro “fare” o il loro “dare”, è il tesoro più prezioso. L’incontro, tuttavia, si trasforma in scontro quando non si vive riconciliati con la propria diversità e, di conseguenza, con quella degli altri. Antoine ha dovuto imparare ad amare e ad accogliere il Piccolo Principe per come egli era, altrimenti si sarebbe sempre e solo fossilizzato su quanto in lui gli procurava rabbia, dispiacere e delusione.

Il Piccolo Principe, infatti, nel racconto, continua a ridere a sproposito e s’irrita davanti a una proposta gentile: che personcina strana! Eppure, egli resterà il migliore amico dell’aviatore, che lo considererà ormai al pari della propria coscienza. Questa è come un piccolo barlume capace di illuminare di luce nuova le relazioni di ciascuno con il proprio simile. Quelle relazioni nelle quali si può andare lontano, verso l’alto, proprio perché si è insieme diversi ma uniti, rinunciando, così, a percorrere in solitaria il sentiero della vita.

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