Il tramonto della tristezza…
Attendendo l’aurora.
È allo spuntare di una precisa aurora che, probabilmente, Antoine ha visto chiaro nel tema che egli rende nella “ricostruzione” di questo nuovo dialogo con il Piccolo Principe. In tale scambio, l’autore ha come potuto proiettare l’insieme delle malinconiche fasi della vita che hanno attraversato tutta la sua persona.
Da questa comunicazione dai toni pacati, ma intrisa di inquietudine, s’eleva quasi un grido silenzioso che si fa attesa di un’ulteriore opportunità; quella, cioè, di passare dall’osservare passivamente dei tramonti, come sfogo della propria tristezza, fino a toccare quasi con mano un sole di gioia, capace di sciogliere, coi suoi raggi benefici, ciò che impedisce il pieno sbocciare della vita.
Da un tramonto che si sostanzia nella tristezza, dunque, alla tregua di ogni amarezza: è l’anelito aurorale di ogni essere umano che è reso nell’ambivalenza della frase “Il tramonto della tristezza”. Confessare a se stessi il proprio sottile compiacersi quando si resta vittima di qualche vicenda triste, di essere troppo attendisti, come anche osare mettere il piede fuori dal guscio delle proprie sicurezze e ridere di sé con un gusto di leggera allegria, pur rispettando la serietà di ogni situazione angosciosa che possa presentarsi, è l’atteggiamento giusto per ergersi oltre ogni deprimente e interiore crepuscolo.
L’augurio è che davvero ciascuno possa rimanere sorpreso dalla propria intrinseca capacità di aprirsi alla novità, rinunciando al rimpianto e orientandosi verso orizzonti dove il sole dell’amore sorga a dissipare il buio delle notti esistenziali in un’aurora mite e serena, lungo tutti i restanti anni della vita.