A cosa servono le spine?
Non rinunciare mai alle tue domande.
Quando ci si preoccupa e agita per qualcosa è molto difficile gettare lo sguardo oltre il proprio egoismo e accorgersi delle sofferenze di chi ci sta accanto. La relazione di reciproca conoscenza tra Antoine e il Piccolo Principe entra ufficialmente in crisi quando il primo permette alla paura di morire di assorbirgli le migliori energie relazionali.
Non v’è nulla di più angoscioso che vivere i propri drammi in solitudine! Il dramma e la solitudine, poi, s’accrescono dal momento in cui subentra la superficialità da parte di chi dovrebbe garantire il miglior apporto di comprensione. Spesso, infatti, ciò che per uno è un dramma insormontabile, per altri potrebbe apparire come un’infinita sciocchezza, cosicché la solitudine altrui viene annoverata tra le dimostrazioni di un insopportabile vittimismo.
Povero Piccolo Principe che non trovò quel giorno chi lo consolasse dalla paura che l’unico fiore del giardino del suo cuore potesse essere divorato da quella pecora che pure gli sarebbe stata utile a mettere in salvo il suo pianeta dallo sproporzionato spuntare dei semi di baobab.
Tanta nobiltà d’animo confusa con i propri problemi, quel giorno, il quinto della sua panne, non aiutò Antoine a guardare al di là del proprio naso per aspirare, mediante quelle dolorose domande, l’odore di quel fiore tanto prezioso per quel piccolo grande Principe.
Antoine così simile a quel grosso signore roseo, aveva tristemente preferito la puzza di un motore in avaria piuttosto che il profumo di un fiore, lo sporco del grasso allo splendore di una stella, voler bene alla sue cose invece che alle proprie relazioni. Chiuso nei suoi calcoli, sprofonda in un nero orgoglio e nella stupida presunzione di chi sostiene che i propri problemi siano sempre più seri di chiunque altro.
Ciò che fa la differenza tra un fungo e un fiore è l’amore accorto e sofferto di cui quest’ultimo necessita. Il Piccolo Principe, pur trovandosi col corpo molto distante dalla sua rosa, non manca di innaffiarla con le sue lacrime inconsolabili. È questo piangere che genera una “conversione” in Antoine che si china sul Piccolo Principe, facendo per lui quello che secondo Luigi Pintor è la miglior cosa che un essere umano possa fare: chinarsi sulle altrui sofferenze per sollevarne chi le patisce.
Ciascuno ha il suo fiore unico, ognuno ha la sua stella, come dice il testo di una canzone, e trova la sua felicità nel contemplarla. Ogni essere umano, ha bisogno di abbracci che cullino la propria esistenza in un canto di rassicurante prossimità, di essere raggiunto nei motivi per cui piange ed essere consolato da persone che sappiano farsi compagne di viaggio in quella valle di lacrime, quel campo di filo spinato, quell’angustiante, misterioso, ginepraio di domande che è spesso la vita.