Un fiore dolcemente complicato…
Il tormento degli amori “giovani”.
“Il fiore”, metafora del meglio di ciò che si possa udire, vedere, odorare, gustare, toccare e sentire, manifesta l’amore tormentoso o il tormento amoroso del Piccolo Principe. Egli aveva cominciato col sorvegliare quel fiore quando era ancora un piccolo seme estraneo e indistinto per timore di doversene difendere, ma non poté, in seguito, resistere al progressivo disvelarsi del suo fascino. Quel fiore era destinato a diventare il motivo per cui, d’allora in poi, per il Piccolo Principe, sarebbe valsa la pena vivere e anche morire.
Il fiore e il principe iniziano a conoscersi provando a dialogare timidamente tra loro. Una volta ho sentito – anche se non so quanto sia comprovabile – che i primi quattro minuti di una relazione sono quelli decisivi per la qualità della stessa e, addirittura, del prosieguo o meno di essa. Per il principe e il fiore è avvenuto così!
Il tormento del Piccolo Principe si è trasformato in amore da quando gli spinosi alibi dietro i quali il fiore aveva tentato di nascondersi, avevano preso piede nel suo piccolo animo lasciandolo sgraffiato, nudo, infelice.
Un fiore capace, dunque, di arrecare sofferenza proferendo parole menzognere, temibili come gli artigli di una tigre, e facendo dei suoi colpetti di tosse un’arma mirante a far insorgere, in quel solo che stava provando a prendersene cura, numerosi rimorsi.
Un amore certo acerbo, immaturo, quello del Piccolo Principe, dal momento che asseconda la vanitosa volubilità del fiore, fornendo il paravento per le tempestose arie che sapeva darsi. Un amore pieno di buona volontà ma che, apparendo non adeguatamente corrisposto, insinua nell’amante il timore di aver preso sul serio parole vuote, senza alcuna importanza.
Un amore “giovane”, che si pente di non aver tenuto a distanza di sicurezza e temuto un amore del quale avrebbe voluto accontentarsi di ammirare lo splendore e aspirare l’odore, ma da lontano, come un tramonto. Un amore che solo nel distacco rivela al Piccolo Principe la sua incapacità di andare oltre le apparenze e l’ambiguità delle parole, per commuoversi di quanto l’aveva, in precedenza, infastidito.
Un amore che resta luce dei suoi occhi e profumo dei suoi giorni anche nella nostalgia della lontananza, ma che ora sarebbe capace di indovinare la tenerezza celata dietro le moine di un fiore furbo perché ferito dalla sua natura contradditoria.
Un amore senza il quale il Piccolo Principe rischia di invecchiare, perdendo il gusto stesso della vita e quel tocco di dolce e rispettosa allegria relazionale; un sentimento d’amore del quale egli saprebbe ormai, se solo gli si desse un’altra occasione, ascoltare il silenzio dietro le parole, apprezzando la verità di gesti commoventi, nonostante tutte le contraddizioni e complicazioni, oltre ogni fuga e carichi di vita.
