“Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry – Capitolo XXII

Cose urgenti oppure necessarie…

Scegliere di essere automi o umani.

 

“La mia vita sembra un treno in corsa!”. Quante volte si sente pronunciare o si pronunciano frasi del genere! Questo brevissimo capitolo ci mostra, ancora una volta, la profonda crisi che il Piccolo Principe affronta ogni volta che gli vengano imposti, anche solo teoricamente, ritmi troppo sostenuti. Una cosa, dunque, è certa: il Principino, da grande, pur rispettandone il mestiere e lo stress, non diventerà mai come uno di quei controllori di scambi che ha incontrato.

L’immagine di quest’uomo che smista treni, ed esseri umani, introduce una duplice interessante riflessione, quella degli “automatismi” ai quali si è sottoposti e gli “scambi”, voluti o meno, che avvengono tra le persone. Tra i poli degli automatismi e degli scambi si staglia una patologica fretta che, sovente, lungi dall’essere un solerte soccorso relazionale, è causa di apatia e di scontro.

Se il Piccolo Principe provasse a correre dietro a uno di quei treni viventi per proporgli una “fermata”, correrebbe il serio rischio di rimanere schiacciato tra le rotaie delle cose urgenti che la gente deve assolutamente fare per non “deragliare”, uscendo dai “binari” di mete prestabilite e immutabili.

A volte si sbaglia treno o questi può essere in ritardo oppure, addirittura, essere cancellato. Sul momento, nessuno riuscirebbe a interpretare quella sosta forzata come un tempo benedetto per chiedersi: “Cosa sto cercando?”, “Dove sto andando?”. E se si trattasse di un’opportunità per rallentare e riposare un po’?

Gli automatismi sono molto utili nella sfera fisica, ma non bisognerebbe trascurare l’attenzione della mente e l’attitudine del cuore che donano senso ai gesti stessi. Quando, infatti, si fa l’errore di applicare gli automatismi alle relazioni, allora avviene non un sano scambio tra persone ma uno scontro tra blocchi granitici di idee che conducono anche a ideologie, che innervano la capacità dell’essere umano di autodistruggersi o distruggere la vita altrui.

Quando l’essere umano scambia se stesso con un oggetto o a questo riduce l’altro, non può viaggiare comodamente nella storia di nessuno, nemmeno nella propria, provando il disagio, la “scontentezza” di non sentirsi mai nel posto dove dovrebbe trovarsi.

Sonni e sbadigli schiantano i sogni contro la noia di chi non sa tenere gli occhi aperti per fiutare, in un fugace panorama, una ritrovata o rinnovata meraviglia per quelle poche, piccole, preziose cose della vita.

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