Dov’è il desiderio, lì è anche il cuore…
Orientati al bene più grande.
Antoine, nell’ultimo capitolo del suo capolavoro letterario, fa toccare, quasi con mano, il carico di nostalgia raccolto nei sei anni successivi alla storia che ha narrato. Egli, infatti, poté tornare vivo tra i suoi, ma con la morte nel cuore per la tristezza del distacco dal Piccolo Principe. Certo, il tempo lenisce il dolore, ma non è tutto ciò che serve a consolare il cuore. E questo nonostante egli sappia che il suo amico è misteriosamente risorto a nuova vita. Egli desidera di essere con lui, laddove egli è.
Si strugge al pensiero che la pecora abbia potuto mangiare il fiore per un difetto di fabbrica della museruola da lui disegnata, ed è quello il momento nel quale le stelle assumono la forma di piccoli campanelli di lucide lacrime. Lo conforta, allora, un altro pensiero: l’aver appreso a essere così attento dal Piccolo Principe, quello che lui ha imparato a chiamare teneramente “mio ometto”. E questo basta a farlo felice quando guarda verso le stelle, laddove il suo “desiderio” – parola che significa “verso le stelle” – orienta il cuore oltre le apparenze, e il suo amore gli fa raggiungere il Piccolo Principe, dove questi, ora, è davvero un uomo.
Se qualcuno ha imparato a voler bene al Piccolo Principe, allora sì che per lui, per lei, tutto cambia se la pecora ha mangiato o no quel fiore; fiore per il quale il Piccolo Principe è nato, vissuto, partito, patito, morto, risorto e ritornato a casa. La differenza, allora, sta se vogliamo bene al Piccolo Principe o, come ha detto qualcuno, vogliamo a lui il nostro bene; se l’amore per lui è ciò che ci fa essere secondi a lui, che è il primo nell’amore.
Una persona che vuole essere davvero grande, in tutti i sensi, cerchi di capire come questo sia “importante” e quale verità, la necessità di un amore che dia senso alle più piccole cose, porti sempre dentro il cuore dei giorni della sua vita.