“I promessi sposi”, di Alessandro Manzoni – Capitolo VI

Si è ciechi senza una guida…

Capita che gli insegnamenti più radicati in noi siano quelli ricevuti in connessione a particolari gesti, come, per esempio, le espressioni del viso. Tali atteggiamenti, molto spesso, sono designabili come vere e proprie esperienze traumatiche. Si pensi, a tal proposito, alla differenza tra un rimprovero fatto con un tratto severo, arrabbiato o addirittura cattivo, e una correzione che sia, invece, intrisa di benevolenza. Gli effetti possono essere devastanti, nel bene e nel male, e avere serie conseguenze nel modo di relazionarsi ai propri affetti. Questa introduzione serve da trampolino di lancio alla frase seguente, che Agnese, madre di Lucia, dice a Renzo, suo genero, “con volto grave”:

“Lasciati guidare da chi ne sa più di te”.

La “gravità” dei tratti, in Agnese, diventa un monitor sul suo mondo interiore, esasperato, probabilmente, dall’irrigidimento di Renzo nelle sue posizioni, le quali aggiungono ulteriori elementi di tragicità alla già triste vicenda dei due fidanzati. Inoltre, è plausibile supporre che la faccia della donna si sia come “configurata” a quella del giovane, creando il successivo “viso a viso”, anzi generando un vero e proprio “viso contro viso”.

Bisognerebbe chiedersi, date queste premesse, quanto efficace possa essere stata la comunicazione del messaggio di Agnese a Renzo. Ciò significa che il modo di dire le cose può inficiare il contenuto delle parole, filtrandole in direzione di un fallimento dello stesso dialogo. Di fatto, Renzo percorre imperterrito le vie delle sue elaborazioni mentali, senza tenere in minima considerazione i “consigli” di sua suocera.

C’è da dire che, se è vero che “il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce”, nonostante Agnese non riesca a comprendere l’idealità che innerva l’amore dei due giovani e la creatività che si genera dalla loro relazione di coppia, deve arrendersi alle evidenze che perseguono strade diverse da quelle che lei poteva sperare per sua figlia e il suo fidanzato.

A questo punto, però, non è da considerarsi superfluo un piccolo promemoria: resta comunque buona norma quella che regola un discernimento tenendo in considerazione il parere di una persona che sia un passo avanti nella vita, non per dignità ma per età e saggezza.

Cara Agnese, è stato il tuo istinto materno che ti ha suggerito di dare questo saggio consiglio ai due nubendi? Dalle tue parole sembra che questo parere, troppo generalizzato, sia stato mosso da un misto di amore e timore per tua figlia piuttosto che dal maggior bene degli innamorati. Non pensare di essere stata una cattiva madre, perché la tua esortazione è rimasta, per questa volta, inascoltata; ma nemmeno dovresti affliggerti per quella santa ribellione dell’amore che, probabilmente, anche tu hai assaporato insieme al marito con il quale hai messo al mondo Lucia.

E tu, Lucia cara, ricorda di affrontare insieme al tuo Renzo, tutto e sempre per amore, mai per paura. Renzo caro, solo chi non è attraversato nel corpo e nell’anima dall’esperienza dell’amore potrebbe biasimarti. Cari giovani innamorati, questa prova permette al vostro amore di passare per il vaglio del dolore e di accrescersi, grazie a questa ribellione narrante.

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2 risposte

  1. Mi piace tantissimo il modo in cui rendi attuale e universale un testo che sui banchi di scuola e nella memoria di tutti è si fondamentale per la preparazione, ma resta lontano dalla nostra realtà. Attraverso queste parole i due ragazzi sono adolescenti di qualsiasi era e Agnese è una mamma, un genitore che, seppur a fin di bene, in quanto essere umano, commette errori,
    Grazie per il lavoro delicato e accurato che fai con questo romanzo.

  2. Grazie, Vanessa, per questo Attestato di stima e per aver colto la fatica, necessaria oggi più che mai, di attualizzare gli insegnamenti ricevuti.

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