Uno sguardo oltre il proprio orizzonte…
In questo mondo è legge comune, di fatto, ma anomala, che chiunque si adoperi per il bene di qualcun altro ne riceva, in cambio, qualche forma di male. Ciò si verifica nei confronti di fra Cristoforo, il quale, dopo essersi prodigato a favore della buona riuscita della relazione sentimentale tra Renzo e Lucia, a questo punto del racconto, si accinge a ricevere una nomina “per rimozione”; si tratta, più nello specifico, di una vera e propria punizione – per aver cercato il bene altrui, intaccando gli interessi dei “potenti” di turno -, motivata da quella che si vorrebbe far passare per una sorta di promozione, con l’aggiunta di “sante” motivazioni giustificatorie.
Nell’analizzare lo stucchevole dialogo tra il conte zio (di don Rodrigo) e il superiore provinciale (di fra Cristoforo), il Manzoni afferma:
“E alle volte, è meglio aver che fare con uno che sia sopra a molti individui, che con un solo di questi, il quale non vede che la sua causa, non sente che la sua passione, non cura che il suo punto; mentre l’altro vede in un tratto cento relazioni, cento conseguenze, cento interessi, cento cose da scansare, cento cose da salvare; e si può quindi prendere da cento parti”.
Tale riflessione potrebbe anche essere accolta come un principio da adottarsi, qualche volta, per il raggiungimento di un fine buono, teso alla salvaguardia del bene comune; in questo caso, tuttavia, essa si applica alla malevola astuzia di un uomo corrotto e corruttore, che riesce a trovare chi si lasci corrompere con mediocrità e il risultato è un infelice gioco di ruoli, che offende la dignità di un terzo uomo, che diventa come una pedina nelle mani di chi non si cura d’altro che delle proprie mire, senza tenere in conto nessuno e niente. Si potrebbe rilevare, qui, anche l’elemento della viltà, che aggira, come se fossero un ostacolo, le persone dirette interessate e conduce a raggirarle, in modo subdolo, con il concorso di una persona complice.
Conte zio e superiore provinciale, nessuno vuole ricordare i vostri nomi, niente di nobile vi è nel vostro disgustoso trafficare alle spalle d’altri, eppure ci siete “cari”, nel senso che appartenete a quella stessa nostra “carne”, la quale, mentre vorrebbe allontanarsi dalle vostre segrete, ignominiose e delittuose malefatte, è consapevole che, in confronto alle vostre, ne potrebbe produrre di più e di peggiori. Ciascuno di voi ha visto solo la propria causa, sentito la propria passione, curato le proprie cose. Che l’essere umani insieme ci elevi, sopra ogni egoismo, nella reciprocità, al fine di curare le relazioni, sentire molti pareri diversi, valutare tutte le conseguenze, favorire gli interessi comuni, scansare il male che possiamo farci, salvare il buono che c’è e “prenderci” dal lato dell’umanità, affinché ciascuno faccia la propria parte, verso un orizzonte narrante.