Ci sono diversi motivi per cui quando viaggio non mi piace tornare nei posti in cui sono già stata.
Uno, il più banale, è che i posti cambiano e potrei non trovarli più come li avevo fermati nei ricordi.
Poi c’è il discorso che tornando in un posto, anche se sempre bellissimo, viene a mancare la meraviglia e per quanto ci siano posti che mi piacciono sempre,non può più essere infatuazione,a quel punto può definirsi un grande amore.
Ecco, per me Parigi è questo: Il posto in cui torno e mi mette di fronte a un fatto insindacabile e affascinante, ovvero che lei è sempre la stessa, io sono cambiata, ma continua ad affascinarmi, perché alla fine ci somigliamo un po’.
Per questo ieri l’ho salutata come si dovrebbe dire arrivederci, gentilmente. Ho salutato Montmartre con le stradine colorate e i suoi pittori.
Ho salutato il suo caos urbano apparentemente senza senso, che mescola palazzi Nouveau, casette a schiera e grattacieli di lusso, bar deliziosi, mattoni rossi inglesi e Brooklyn bassa, case coloniali, quartieri ultra moderni e verdissimi, librerie bellissime, ristorantini e traffico romano, colori sgargianti e alberi che incorniciano i muri delle case. Mille ventri molli attraversati da 16 linee metro in una città – Parigi – con 2.2 milioni di abitanti.
L’acqua qui, costa più del vino, non esiste mangiare il primo piatto e il caffè è trasparente. Al ristorante non senti il sale perché il gusto viene dalle spezie e dal burro. Ho mangiato una poltiglia deliziosa di carne e altri 146 ingredienti fra cui erbe segrete e umori, che sto ancora digerendo.
Ho assaggiato dolci sublimi.
Il tempo è stato clemente, il resto è l’autunno pieno di colori di Parigi: vento e aria di fredda, ebbrezza da felicità combattuta col vin brulé.
Il mitologico Pericolo della capitale non è pervenuto.
Le stesse attenzioni che avrei usato a Roma sono bastate a sentirmi tranquilla in un posto dove tutto è essenziale ma abbacinante.
I francesi trattano lo spazio pubblico con amore, lo riconoscono come bene comune. Non vi è privatizzazione, se mai è lo spazio privato che viene aperto al passaggio.
Sono coraggiosi.
Accostano palazzi modernissimi a centri storici quasi perfetti. Non temono il contrasto né il cambiamento. Forse non è coraggio ma solo amore per la bellezza e generosità verso essa, così più persone vivono attaccate al bello.
Si respira eleganza e benessere,ma anche povertà e disperazione, viste solo dal finestrino del bus e ora sedute qui vicino a me, a ricordarmi che viaggiare ha sempre due prezzi e uno lo paghi quando te ne vai, barattando la gioia del viaggio con un tutto sommato economico dolore per quello che a volte non va nel nostro mondo.
Home » Viaggi narranti » La mia storia d’amore con Parigi.
Una risposta
Parigi ha questo contrasto fortissimo. Mescola bellezza disarmante, profumi e odori esotici con disuguaglianza. Un po’ come Roma. Le ami e valgono sempre il viaggio, ma lasciano sempre dentro un dolore sordo.
Speriamo arrivi il giorno in cui la bellezza trasformi lo spirito dell’essere umano e vinca su tutto il brutto che c’è.